La Seconda guerra mondiale scoppia il 1° settembre 1939, quando la Germania nazista invade la Polonia. In poche settimane le forze armate tedesche riescono a distruggere l’esercito polacco e a conquistare la quasi totalità del territorio. La parte orientale del paese è invece occupata dall’Unione Sovietica, che ha da poco firmato un patto di non aggressione con la Germania (passato alla storia con il nome “Patto Molotov-Ribbentrop”, dal nome dei ministri degli esteri dei due paesi), che prevede la spartizione del territorio invaso.
La Polonia viene, dunque, smembrata. A nord, un’area è direttamente annessa allo stato tedesco con il nome di Warthegau (distretto del fiume Wartha), così come l’Alta Slesia, nella zona sud-orientale. Il resto, con le città di Varsavia e Cracovia, prende il nome di “Governatorato generale”. Fino alla liberazione, la carica di governatore è ricoperta da Hans Frank, un fanatico avvocato nazista. Dopo l’attacco all’Unione Sovietica, il 22 settembre 1941, anche la parte già annessa all’Urss entra a far parte del Governatorato generale.
La politica di occupazione tedesca è di un’incredibile durezza. Già nelle prime settimane vengono massacrati migliaia di preti, professionisti, ufficiali, aristocratici e dirigenti politici, allo scopo di terrorizzare la popolazione e impedire qualsiasi tipo di opposizione (anche i sovietici, nella loro zona, procedono a una sistematica epurazione dell’intellighenzia, a partire dal massacro di Katyn).
Intervistatore: Sarebbe anche interessante definire la differenza tra il Protettorato [il territorio occupato dell’ex Cecoslovacchia, ndc] e il Governatorato Generale. Frank: Le posso dire una differenza palese. A Praga, per esempio, sono stati affissi dei grandi poster che annunciano che 7 cechi sono stati giustiziati in un determinato giorno. Mi sono detto: se dovessi affiggere dei poster per ogni 7 polacchi giustiziati, le foreste della Polonia non sarebbero sufficienti a produrre la carta per tutti i poster. Sì, abbiamo dovuto agire duramente [dall’intervista a Hans Frank apparsa sul quotidiano «Voelkischer Beobachter» del 6 febbraio 1940]
La suddivisione del territorio polacco ha lo scopo di trasformare i territori annessi alla Germania in zone “razzialmente pure”, cioè senza polacchi ed ebrei. Il Governatorato generale, invece, dovrebbe diventare l’area in cui far affluire tutti questi “indesiderabili”. Nel Governatorato la politica verso i polacchi prevede la distruzione di ogni attività culturale e sociale, in modo da trasformarli in manodopera schiava, priva di identità politica e nazionale. Sono chiusi i musei, le biblioteche, le università e i licei. Restano aperte solo le scuole elementari, in modo da fornire ai polacchi le nozioni di base per lavorare a favore dei tedeschi.
Un aumento del livello d’istruzione del popolo polacco non è assolutamente nel nostro interesse. Anche se alcuni di voi possono essere di un’opinione diversa, io, in ogni caso, penso che i polacchi debbano essere sacrificati [dichiarazione di Hans Frank durante una riunione del Governatorato Generale, in Piotrowski, Hans Frank’s Diary, p. 221].
La popolazione non accetta, però, passivamente l’occupazione. La Resistenza, guidata dal governo in esilio a Londra, dispone di un vero e proprio esercito clandestino (Armija Krajowa, esercito interno), che combatte per tutta la durata della guerra. Anche il partito comunista ha una sua formazione armata, molto radicata.
Nei riguardi degli ebrei, nelle fasi iniziali la politica nazista prevede la ghettizzazione, cioè la reclusione degli ebrei in quartieri chiusi da mura all’interno delle grandi città. Qui, i reclusi sono costretti a vivere in condizioni di sovraffollamento intollerabili, con poco cibo fornito esclusivamente dalle autorità tedesche, perlopiù in cambio di lavoro. Chi non può lavorare, per motivi di età o di salute, è condannato alla morte per inedia.
Nell’estate del 1942 la situazione cambia, con l’avvio della cosiddetta Aktion Reinhard, che consiste nell’uccisione degli ebrei dei ghetti dopo il loro trasferimento nei campi di sterminio. Vengono risparmiati solo i pochi ebrei considerati ancora utili per il lavoro sul posto. Le continue selezioni, che portano centinaia di migliaia di persone nelle camere a gas, causano numerose rivolte. La più famosa è quella del Ghetto di Varsavia dell’aprile-maggio 1943, che coglie completamente di sorpresa i tedeschi. Dopo settimane di combattimento la rivolta viene stroncata, i sopravvissuti sono inviati nei campi di sterminio e il quartiere è completamente raso al suolo. Nell’autunno del 1943, proprio in conseguenza delle rivolte, tutti i ghetti vengono definitivamente liquidati.
Alla fine della guerra gli ebrei polacchi uccisi ammontano a circa due milioni e mezzo. I sopravvissuti sono poche decine di migliaia. I polacchi non ebrei morti a causa della guerra (in deportazione, nei campi di concentramento, nelle rappresaglie o nelle operazioni contro la Resistenza) sono circa tre milioni.