La reclusione dei nemici militari o politici in un’area denominata “campo di concentramento” non è un’invenzione nazista. Vi ricorrono, ad esempio, gli inglesi all’inizio del XX secolo, in Sud Africa, quando creano un sistema di campi dove rinchiudono i boeri, la popolazione di origine olandese che si oppone alla conquista britannica del territorio. Negli anni Venti, gli italiani creano in Libia un sistema simile in cui i campi servono a isolare la popolazione dagli insorti che combattono l’invasione straniera.
Non appena il nazismo prende il potere, nel gennaio 1933, rinchiude gli oppositori politici in centinaia di campi improvvisati, dove le condizioni sono terribili e non esistono né leggi né regolamenti. I detenuti sono alla mercé delle guardie.
Successivamente, anche per le inchieste della magistratura, non ancora completamente nazificata, i campi improvvisati vengono chiusi, ma viene tenuto aperto quello di Dachau, nei pressi di Monaco di Baviera. In questo sito, che diventa il “modello” dei successivi, il comandante Theodor Eicke stila il regolamento che verrà poi utilizzato regolarmente, e organizza il reparto speciale di guardie SS, che prendono il nome di “Unità Teschio”, dal simbolo che portano sul cappello. Successivamente vengono aperti altri campi: Sachsenhausen, vicino a Berlino, nel 1936; Buchenwald, nei pressi di Weimar, nel 1937; Mauthausen, in Austria, a poca distanza da Linz, nel 1938; Ravensbrück, nel nord del Brandeburgo, nel 1939, da subito destinato alle donne. Il sistema dei campi è concepito per rinchiudervi gli oppositori politici, gli ebrei considerati pericolosi, i criminali comuni ritenuti “irrecuperabili” e i cosiddetti “asociali”, cioè vagabondi, alcolizzati cronici, omosessuali e tutti coloro che non rientrano nei canoni culturali del nazismo. Il sistema concentrazionario viene amministrato dall’Ufficio centrale economico-amministrativo delle SS, agli ordini del generale Oswald Pohl.
La reclusione può durare da pochi mesi ad anni, ed è decisa non dalla magistratura ma dalla polizia, che può prolungare la pena a suo piacimento. All’interno dei campi la disciplina è durissima, le punizioni possono andare dalla fustigazione all’impiccagione. Le guardie hanno potere di vita e di morte sui detenuti.
Durante la guerra il sistema concentrazionario si espande fino a comprendere gli oppositori politici dei paesi occupati dalla Germania nazista. Nel 1940 apre il sito di Auschwitz, che all’inizio viene utilizzato per i prigionieri politici polacchi. Nel 1941-1942 vengono aperti i campi di sterminio, che hanno l’unico scopo di uccidere gli ebrei lì deportati. Il primo sorge a Chelmno (Kulmhof), in una parte del territorio ex polacco annesso alla Germania. Qui il governatore nazista Arthur Greiser gestisce lo sterminio degli ebrei del ghetto di Lodz mediante delle camere a gas mobili installate su camion.
Nel 1942 cominciano gli esperimenti di sterminio di massa ad Auschwitz, dove viene costruito il sottocampo di Auschwitz-Birkenau. Il sito principale rimane un campo di lavoro, in cui gli ebrei vengono uccisi mediante il lavoro e la denutrizione. Birkenau invece è ideato come un campo di sterminio vero e proprio: le vittime sono eliminate attraverso le camere a gas. Il gas tossico utilizzato è il “Zyklon B”, un preparato già utilizzato per sterminare i parassiti.
L’attività omicida di Auschwitz non fu opera del caso, di un agire burocratico senza pensiero o progetto […] ma di un’idea, pensata e organizzata con consapevole razionalità, frutto di decisioni assunte di volta in volta con volontaria intenzione [Sessi, Auschwitz, p. 8.]
Nell’estate del 1942 entrano in funzione i campi del Governatorato generale: l’ordine per la costruzione viene da Berlino e viene messo in atto da Hans Frank, il governatore della Polonia occupata, e da Odilo Globočnik, il comandante delle SS nel cosiddetto distretto di Lublino, la zona dove sono collocati i campi. I tre campi di Globočnik sono Belzec, Treblinka e Sobibor. Un ulteriore campo, Majdanek, viene utilizzato saltuariamente come campo di sterminio. Le stime della vittime ebree dei campi sono le seguenti:
Auschwitz: 1.000.000 ca.
Treblinka: 925.000
Belzec: 434.508
Sobibor: almeno 167.000
Chelmno: 156.000–172.000
Altri: più di 3.000.000
Nell’autunno del 1943 i campi di Belzec, Treblinka e Sobibor vengono chiusi, e i nazisti li radono al suolo cercando di nascondere ogni traccia. Majdanek, invece, viene liberato dalle truppe russe nell’estate del 1944, prima che i nazisti possano distruggerlo. Birkenau rimane in funzione fino al gennaio 1945.