Lo sterminio sistematico di tutti gli ebrei, a prescindere dall’età, dal sesso e dalle condizioni di salute, comincia dopo pochi mesi dall’attacco tedesco all’Unione Sovietica.
La Germania nazista e la Russia sovietica sono formalmente alleate dal 22 agosto 1939, quando i ministri degli esteri Joachim von Ribbentrop e Vjačeslav Michajlovič Molotov, firmano un patto di non aggressione. Tuttavia, già alla fine del 1940 Hitler decide che, per riuscire a sconfiggere l’Impero britannico, unico stato in guerra con la Germania, è necessario mettere le mani sulle immense ricchezze naturali dell’Unione sovietica. Inoltre la conquista dei territori russi rientra nel programma di espansione del popolo tedesco a est, a spese dei popoli slavi, considerati “sotto-uomini”.
È universalmente noto che le due principali ossessioni ideologiche di Hitler erano il Lebensraum [spazio vitale] e l’antisemitismo. L’avversione paranoica nei confronti degli ebrei era l’assillo dominante, anche se nella mente di Hitler i due temi si fondevano nella visione di una Russia bolscevica infestata dagli ebrei, matura per l’espansione tedesca. [Kershaw, Il “Mito di Hitler”, p. 225]
In previsione dell’attacco, i comandanti militari e quelli delle SS impartiscono ordini criminali ai loro ufficiali, disponendo l’uccisione dei commissari politici e dei dirigenti politici sovietici, soprattutto se ebrei. In generale, si ordina di non rispettare alcuna legge di guerra.
Il 22 giugno 1941 le forze armate tedesche, forti di oltre due milioni di uomini, danno inizio all’operazione Barbarossa, l’attacco all’Unione Sovietica. Nei primi mesi le vittorie tedesche sono incredibili: l’esercito nemico, colto completamente impreparato e condotto in maniera errata da Stalin, non riesce a opporsi, e milioni di soldati cadono nelle mani della Germania. L’avanzata tedesca non si ferma se non a dicembre, quando le truppe del Reich vengono bloccate alle porte di Mosca sia dalla resistenza militare, sia dall’inverno russo.
Alle spalle delle forze armate avanzano le unità speciali delle SS, i cosiddetti Einsatzgruppen, unità speciali che hanno il compito di uccidere i commissari politici e gli ebrei con ruoli importanti nel partito comunista e nella società. I quattro Einsatzgruppen sono diretti da funzionari civili delle SS, e sono formati da pochi uomini, in totale circa 3.000 tra SS, poliziotti e personale civile. Tale esiguità di forze non permette massacri su grande scala, e gli Einsatzgruppen, in un primo momento, cercano di sfruttare l’antisemitismo delle popolazioni locali per organizzare dei pogrom, a volte con successo. Ad esempio, a Kaunas, in Lituania, nel giugno del 1941 gruppi di nazionalisti locali uccidono, in pieno giorno e in pubblico, diverse decine di ebrei.
Dall’agosto del 1941 gli Einsatzgruppen organizzano massacri di dimensioni sempre più ampie, che coinvolgono anche le donne e i bambini. A Babij Yar, in Ucraina, nel settembre 1941 l’Einsatzgruppe C uccide oltre 33.000 ebrei in due giorni.
In Unione Sovietica viene attuato il cosiddetto “Olocausto delle pallottole”. A differenza che in Polonia, infatti, gli ebrei vengono massacrati con le armi dei soldati e non con il gas in centri appositamente attrezzati. Il tutto si svolge con la partecipazione attiva degli alleati e dei collaborazionisti locali.
In totale in Unione sovietica vengono uccisi circa 1.300.000 ebrei.