.. Preziosi, Giovanni

Giovanni Preziosi

Giovanni Preziosi nasce a Torella dei Lombardi (Avellino) il 28 ottobre 1881. Giovanissimo, entra in seminario e viene ordinato sacerdote. Inizialmente è un cattolico-democratico, con un grande interesse per gli italiani emigrati all’estero. Tra il 1905 e il 1911 compie tre viaggi negli Stati Uniti per conoscere le comunità italiane che vi vivono. Altra sua grande passione è il giornalismo, che praticherà per tutta la vita. Nel 1913 fonda il periodico «La Vita Italiana all’estero» (che dal 1915 cambia nome in «La Vita italiana»), che in un primo momento è di orientamento democratico ed è dedicato alla salvaguardia dell’identità italiana degli emigrati.

Lo scoppio della Grande Guerra segna il primo cambiamento della sua vita: da democratico, Preziosi si sposta su posizioni sempre più nazionalistiche e reazionarie. Nel 1916, assieme a Maffeo Pantaleoni e Gian Francesco Guerrazzi, fonda «Fronte interno», periodico ultra-nazionalista e sciovinista che ha il compito di denunciare i “traditori” e i “nemici interni” dell’Italia in guerra. È in questo periodo che Preziosi diventa ossessionato dai “complotti”.

Nel 1920 comincia a pubblicare, su «La Vita italiana», i primi articoli di denuncia del “complotto ebraico” contro l’Italia. Nel 1921 aderisce al fascismo, si sposa e abbandona la chiesa cattolica. Nello stesso anno pubblica la prima edizione italiana dei Protocolli dei savi anziani di Sion, che considera autentici. Secondo Preziosi, gli ebrei sono legati indissolubilmente da legami di “razza”, che travalicano i confini, e sono quindi un pericolo per la nazione italiana. Grazie al rapporto strettissimo che li unisce, essi riescono a occupare i posti più importanti dello Stato e della società, che mirano a conquistare e poi distruggere. L’ebraismo internazionale, infatti, ha come unico scopo, secondo Preziosi “svelato” dai Protocolli, di distruggere la società occidentale e asservirla a un governo mondiale governato dagli ebrei stessi.

Durante il regime, l’ex prete continua la sua attività di giornalista fondando e dirigendo numerosi periodici, con scarso successo. Soltanto «La Vita italiana» continua le sue pubblicazioni fino al 1945. Preziosi è sempre più ossessionato dall’ebraismo e dai suoi complotti, che denuncia in innumerevoli articoli e libri. Nonostante una certa notorietà, non riesce ad avere alcun ruolo realmente importante nel fascismo, neanche dopo l’emanazione delle leggi antiebraiche. Anche dietro alle sue pressanti richieste, Mussolini lo fa finanziare piuttosto generosamente dal ministero dell’Interno. Nel 1942 diventa senatore, andando a sostituire Teodoro Mayer, ebreo discriminato, deceduto quell’anno.

Il 25 luglio 1943, alla caduta del fascismo, Preziosi si trova in Germania. Nei giorni successivi ha alcuni colloqui con le autorità naziste, uno dei quali con Hitler, al quale spiega che il fascismo è caduto a causa di un complotto ebraico.

A fine 1943 rientra in Italia e nel febbraio 1944 diventa Ispettore generale per la razza. Il 27 aprile 1945 si suicida assieme alla moglie.

Galleria

Bibliografia

Romano Canosa, A caccia di ebrei. Mussolini, Preziosi e l’antisemitismo fascista, Milano, Mondadori, 2006

Luigi Parente, Fabio Gentile, Rosa Maria Grillo, Giovanni Preziosi e la questione della razza in Italia, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2005

Giovanni Preziosi, Introduzione e Appendice a Sergeij Aleksandrovich Nilus, L’internazionale ebraica. I protocolli dei savi anziani di Sion, Roma, La vita italiana, 1938

Giovanni Preziosi, Come il giudaismo ha preparato la guerra, Roma, Tumminelli, 1940

Giovanni Preziosi, Giudaismo, bolscevismo, plutocrazia, massoneria, Milano, Mondadori, 1941

 

Sitografia

Leggi la voce “Preziosi Giovanni” nel Dizionario Biografico degli Italiani Treccani

Testimonianze

Uno scritto di Giovanni Preziosi

«Per risolvere [il problema ebraico] è urgente – prima di ogni cosa – un’opera di ricerca e di indagine per precisare quanto sangue ebraico è stato immesso palesemente e alla chetichella negli italiani.

Occorre scoprire, contare, elencare quanti ebrei, quanti figli di padre o madre ebrea, quanti mariti di ebree sono in tutti i gangli della vita nazionale, nelle alte cariche dello Stato, nel Senato e nella Camera, nelle banche, nell’industria, nel cosiddetto mondo degli affari, tra i diplomatici, i professori, i magistrati, i militari, ecc., ed allora si scorgerà quanto salda sia tra tutti costoro quella solidarietà, che sta al di sopra, e non raramente contro, lo spirito nazionale».

Tratto da Giovanni Preziosi, Giudaismo, bolscevismo, plutocrazia, massoneria, Milano, Mondadori, 1941, p. 61.