
Tosca Di Segni nasce a Roma nel 1901 in una famiglia della piccola borghesia ebraica. Nel 1930 sposa Gino Tagliacozzo, un commerciante che, grazie all’oculata gestione degli affari, riesce a conquistare una discreta stabilità economica. Gino e Tosca hanno quattro figli, Umberto, Fausto, Sergio e Armando. Le leggi razziali hanno un impatto relativo sulla famiglia, dato che Gino, come libero imprenditore, non perde il lavoro. Al momento dell’occupazione nazista i primi tre figli vengono nascosti in un collegio cattolico, il “Nazareno”.
Il 14 febbraio 1944 Gino e Tosca vengono arrestati dai fascisti della banda Cialli Mezzaroma. Il 28 febbraio sono trasferiti al campo di Fossoli dove rimangono fino all’inizio di aprile. Il 10 di quel mese sono inviati ad Auschwitz. All’arrivo al campo i due coniugi vengono separati. Tosca supera la prima selezione e riesce a sopravvivere grazie alla sua inesauribile forza di volontà, ma anche perché viene spesso inviata in gruppi di lavoro che devono preparare le verdure per il rancio dei detenuti. Riesce così a nutrirsi di nascosto di patate crude, o a scambiarle con del pane.
Nel novembre del 1944 Tosca è impiegata in una fabbrica di armi nella cittadina di Wilischthal, nel cuore della Germania. Qui le condizioni di vita sono accettabili, anche se con turni di lavoro di dodici ore e una disciplina rigidissima. Tuttavia, Tosca lavora al coperto, in un ambiente riscaldato e non rischia di essere uccisa dal capriccio di qualche sorvegliante o di qualche SS.
Ad aprile, quando ormai la guerra è entrata nelle settimane conclusive, le detenute ebree vengono trasferite, con un viaggio massacrante, a Theresienstadt, dove il 21 aprile sono liberate dalle truppe alleate.
Mentre Gino muore ad Auschwitz appena arrivato, nell’aprile 1944, Tosca riesce a tornare in Italia dopo un lunghissimo viaggio, il 9 agosto 1945.