.. Le “Bande”

Un fenomeno caratteristico della Repubblica sociale italiana è rappresentato dai gruppi autonomi o semi-autonomi – ricordati come “bande” nella memoria pubblica – specializzati nella repressione dell’antifascismo e nella caccia agli ebrei. Nella situazione di caos dell’autunno del 1943, prima che la RSI riesca a darsi una struttura amministrativa, politica e poliziesca sufficientemente solida, i fascisti riprendono il potere senza aspettare alcun ordine o autorizzazione da parte del governo. Nelle varie città si strutturano delle organizzazioni che riaprono le vecchie sedi del fascio e organizzano delle formazioni armate.

In assenza di qualsiasi tipo di controllo, le bande agiscono nella più completa autonomia e, per sopperire alla mancanza di volontari, reclutano non di rado criminali comuni. Anche i dirigenti politici e gli ufficiali sono spesso privi di esperienza e non riescono a mantenere la disciplina. Il risultato sono gruppi che ricordano più compagnie di ventura o vere e proprie bande di criminali, che formazioni dedicate al mantenimento dell’ordine pubblico.

Le bande più note e pericolose sono la “Legione autonoma Ettore Muti”, attiva tra Milano e Torino e forte di alcune migliaia di uomini; il “Reparto speciale di polizia”, diretto da Pietro Koch, attivo a Roma e poi a Milano; la 97a Legione della Guardia nazionale repubblicana, conosciuta anche come “Banda Carità”, di Firenze; la “Sicherai”, che prende il nome dallo storpiamento della parola tedesca “Sicherheitsdienst” (reparto di sicurezza), che agisce nell’Oltrepò pavese.

Tutte le bande sono specializzate nella repressione dell’antifascismo e dei partigianesimo, ma si dedicano spesso e volentieri anche alla caccia degli ebrei in fuga durante i rastrellamenti, o all’uccisione di partigiani ebrei. Ad esempio, Sergio Kasman viene ucciso a Milano da un reparto della “Ettore Muti”, mentre Eugenio Curiel è assassinato dai militi di una brigata nera. Nelle celle della Banda Koch sono reclusi numerosi ebrei arrestati durante le operazioni anti-partigiane.

I metodi repressivi delle bande, che agiscono totalmente al di fuori della legge, sono caratterizzati da arbitrarietà e violenza estrema. Nelle loro sedi, chiamate “ville tristi” dalla popolazione – che ne è letteralmente terrorizzata – la tortura è la normale prassi di interrogatorio. Non sono pochi gli antifascisti che muoiono per le sevizie alle quali vengono sottoposti o si suicidano per non parlare.

Alle bande si aggiungono, poi, i numerosi uffici politici delle diverse unità militari, come gli UPI (uffici politici investigativi) della Guardia Nazionale Repubblicana.

A Roma esistono anche bande specializzate proprio nella ricerca agli ebrei, che si pongono spontaneamente e direttamente al servizio dei nazisti di via Tasso. Sono spinte perlopiù da moventi economici – la “taglia” sugli ebrei fino a 5.000 lire per ogni maschio adulto – e agiscono con particolare sadismo. La banda più famosa, nella capitale, è la “Cialli Mezzaroma”, che prende il nome dal suo organizzatore, Giovanni Cialli Mezzaroma, che lavora con una dozzina di collaboratori. L’unità, nel dopoguerra, sarà accusata di aver denunciato o arrestato circa ottanta persone.

Il rapporto della Questura di Roma del 30 maggio 1945 e le dichiarazioni dei coimputati Di Porto Celeste ed Antonelli ritrattate posteriormente, designano il Cialli Mezzaroma quale organizzatore della Squadra che in Roma procedevano alla cattura degli ebrei e alla requisizione dei loro beni. Ammessa tale qualità, è bensì lecito presumere che di tutti i sequestri di persona e di tutti i fatti considerati quali saccheggi, commessi dagli altri imputati, il Cialli Mezzaroma debba rispondere quale mandante: ma sorge nondimeno il dubbio che alcuno di quei fatti sia stato commesso all’insaputa del presunto mandante [sentenza Cialli Mezzaroma del 1947]

Un altro gruppo famigerato è quello guidato da Italo Consoli e Renato Ceccherelli, che tra il febbraio al maggio del1944 denunciano o arrestano circa trenta persone. In complesso, le bande romane riescono a far deportare circa 300 persone.

Galleria

Pietro Koch

Bibliografia

Fabrizio Bernini, La “Sicherai” in Oltrepò Pavese, Pavia, Iuculano, 2004

Riccardo Caporale, La “Banda Carità”. Storia del Reparto Servizi Speciali (1943-45), Lucca, S. Marco Litotipo, 2005

Massimiliano Griner, La “Banda Koch”. Un aguzzino al servizio del regime, Torino, Bollati Boringhieri, 2000

Amedeo Osti Guerrazzi, Caino a Roma. I complici romani della Shoah, Roma, Cooper, 2005

Amedeo Osti Guerrazzi, Gli specialisti dell’odio. Delazioni, arresti, deportazioni di ebrei italiani, Firenze, Giuntina, 2021

 

Sitografia

Scopri di più sull’uccisione di Sergio Kasman

Scopri di più sull’uccisione di Eugenio Curiel

Altri contenuti

Leggi la sentenza completa contro la banda Cialli Mezzaroma;

Leggi i documenti relativi alla banda Cialli Mezzaroma (Archivio di Stato di Roma, Corte di Assise Penale, Sezione Speciale, f. 97).