
Fossoli è il campo di concentramento in cui vengono trasferiti tutti gli ebrei arrestati dalle autorità della Repubblica Sociale a partire dall’inizio di dicembre 1943. L’ordine di allestire il campo è emesso dal prefetto di Modena il 5 di quel mese e implica la reclusione degli ebrei della provincia sulla base dell’Ordine di polizia n. 5, emanato dal ministro dell’Interno. In breve tempo il campo si trasforma in “nazionale”, destinato dunque anche agli ebrei di altre province e ai detenuti politici.
Il campo di Fossoli è un ex campo per prigionieri di guerra, suddiviso in due zone. Nel cosiddetto “campo vecchio” sono rinchiusi i prigionieri politici, mentre nel “campo nuovo” ci sono gli ebrei. Nel gennaio e nel febbraio 1944 partono da Fossoli due convogli di ebrei diretti ad Auschwitz. Tra i deportati c’è Primo Levi, catturato mentre svolgeva attività partigiana in Valle d’Aosta.
Nel marzo successivo, dopo una serie di ispezioni, il “campo nuovo” viene requisito dal comando della polizia e delle SS di Verona, e trasformato in campo di transito per ebrei. Il campo “tedesco” diventa quindi la struttura in cui gli ebrei vengono concentrati in attesa di partire verso i siti di sterminio, di solito Auschwitz. A dirigere il campo è Karl Titho, sottotenente delle SS.
Le condizioni di vita nella struttura sono tollerabili. Le famiglie non vengono smembrate e non vi sono episodi di violenza organizzata o di massa nei confronti dei detenuti ebrei (che invece si attua a danno dei politici). Viene però ucciso un uomo, che forse non ha compreso un ordine in tedesco.
Nel corso della breve esistenza del campo, operativo fino al luglio 1944, passano da Fossoli migliaia di ebrei, tra i quali Vanda Maestro e il citato Primo Levi. Quest’ultimo ha scritto:
E venne la notte, e fu una notte tale, che si conobbe che occhi umani non avrebbero dovuto assistervi e sopravvivere. Tutti sentirono questo: nessuno dei guardiani, né italiani né tedeschi, ebbe animo di venire a vedere che cosa fanno gli uomini quando sanno di dover morire. Ognuno si congedò dalla vita nel modo che più gli si addiceva. Alcuni pregarono, altri bevvero oltre misura, altri si inebriarono di nefanda ultima passione. Ma le madri vegliarono a preparare con dolce cura il cibo per il viaggio, e lavarono i bambini, e fecero i bagagli, e all’alba i fili spinati erano pieni di biancheria infantile stesa al vento ad asciugare; e non dimenticarono le fasce, e i giocattoli, e i cuscini, e le cento piccole cose che esse ben sanno, e di cui i bambini hanno in ogni caso bisogno. Non fareste voi altrettanto? Se dovessero uccidervi domani col vostro bambino, voi non gli dareste oggi da mangiare? [Levi, Se questo è un uomo, p. 14]
Con l’avvicinarsi del fronte, dopo il crollo della Linea Gustav e la liberazione del centro Italia, le autorità naziste decidono di chiudere il campo e trasportare tutti i detenuti a Bolzano, che diventerà da agosto il campo di transito nazionale.