
Trieste è da sempre una città cosmopolita, con una forte presenza ebraica. Al momento del censimento razziale imposto dal regime fascista (1938), gli ebrei presenti in città sono tra i 5.000 e i 6.000, molto ben inseriti nel tessuto sociale ed economico. Alcune delle più grandi aziende sono di proprietà di famiglie ebree, così come il più importante quotidiano locale, “Il Piccolo”.
Il fascismo triestino è molto forte e ha una radicata tradizione di sciovinismo e razzismo. La sua posizione “di confine” lo rende estremamente violento nei confronti degli “slavi”, compresi i cittadini italiani di lingua e cultura slovena. È a Trieste che Mussolini annuncia, nel 1938, con un famoso discorso in piazza Unità d’Italia, la campagna contro gli ebrei. I fascisti triestini saranno sempre in prima fila nella persecuzione. Alcuni provvedimenti, come l’esproprio di case e proprietà di ebrei, sono accolti con grande favore, e non solo da loro. Gli studenti universitari, organizzati nel Gruppi universitari fascisti (Guf), si rendono responsabili di violenze diffuse e impongono ai negozianti di affiggere cartelli che impediscono l’ingresso “ai cani e agli ebrei” nei loro esercizi.
Allo scoppio della guerra il clima di odio contro gli ebrei si inasprisce. Nell’ottobre del 1941 la Sinagoga viene assalita dagli squadristi una prima volta, e nel luglio del 1942 è devastata assieme ai negozi di proprietà ebraica rimasti ancora aperti.
In città opera, dal 1938, il COMASEBIT (Comitato di assistenza ebrei in Italia), che nel 1939 assume il nome di DELASEM (Delegazione per l’assistenza degli emigranti ebrei). Si tratta di un’organizzazione che aiuta gli ebrei a espatriare, soprattutto i circa 3.000 ebrei provenienti dalla ex Jugoslavia occupata dai nazisti. Nel 1941, Lelio Vittorio Valobra, presidente della DELASEM, organizza nell’asilo israelitico di via del Monte un centro di raccolta dei rifugiati.
Con l’occupazione nazista e la creazione della “Zona di operazioni Litorale adriatico”, la situazione per gli ebrei diventa disperata. Odilo Globočnik e i suoi uomini, aiutati da un numero impressionante di collaborazionisti e delatori italiani, arrestano più di 500 persone. Le persone vengono rinchiuse nel carcere locale (il Coroneo), e poi inviati nel campo di concentramento e trasferimento di San Sabba, da dove partono per i campi di sterminio.
La prima retata avviene il 9 ottobre 1943 nei dintorni del Tempio israelitico. L’operazione è ripetuta il 29 successivo. Il 19 gennaio 1944 viene catturato Carlo Morpurgo, il segretario della Comunità, che in precedenza ha rifiutato di fuggire per non abbandonare i correligionari. Il giorno successivo vengono arrestati gli 86 anziani ricoverati nell’ospizio di via Cologna. Il 28 marzo sono deportati i degenti negli ospedali Regina Elena e Israelitico.
Alla Risiera sono concentrati anche gli ebrei arrestati in altre città e zone del Nord-Est. In totale, partono dalla città 19 treni con ebrei e politici. Il primo trasporto avviene il 6 gennaio 1944, l’ultimo, il 2 novembre dello stesso anno.