
Il Piemonte apre – con le stragi del Lago Maggiore – e chiude, con quella del viadotto di Cuneo, la triste stagione degli eccidi nazisti e fascisti in Italia che vedono coinvolte anche vittime di religione ebraica. In quest’ultimo caso, avvenuto durante la liberazione, gli esecutori sono tutti italiani fascisti.
Il 26 aprile del 1945, durante i combattimenti e la ritirata nazifascista dalla città, 8 persone, tra le quali 6 ebrei stranieri, vengono prelevate dalle carceri cittadine e uccise sotto la quinta arcata del viadotto Soleri di Cuneo. Gli ebrei sono stati catturati mentre si nascondevano sulle montagne del cuneese. Arrivano tutti dal comune francese di S. Martin Vésubie, che fino all’8 settembre 1943 era sotto l’amministrazione italiana. Gli italiani lo avevano utilizzato per l’internamento libero degli ebrei, provenienti da tutta Europa. Dopo l’armistizio, centinaia di loro se ne allontanano rifluendo in Italia, e in molti trovano rifugio e aiuto da parte della popolazione. Tuttavia, dura poco: nella seconda metà del settembre 1943 gli ebrei vengono arrestati e deportati, tranne alcuni che riescono nuovamente a sottrarsi alla cattura.
Gli esecutori della strage del viadotto sono militi italiani delle brigate nere. Le vittime, oltre al partigiano istriano Francesco Terrazzani e all’operaio Biagio Michele Giordano, sono le seguenti:
Arman Moise Appelbaum, polacco, 33 anni
Bernanrd Futtermann, polacco, 42 anni
Marcel Futtermann, francese, 17 anni
Georges Joseph, lussemburghese, 20 anni
Hugo Korbel, austriaco, 50 anni
Siegfried Schwarz, austriaco, 42 anni