
Subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la divisione SS Leibstandarte Adolf Hitler occupa la zona settentrionale del Piemonte. Il 12 settembre un battaglione prende posizione sulle rive novaresi del Lago Maggiore, con l’obiettivo di disarmare ciò che resta dell’esercito italiano e controllare la frontiera con la Svizzera.
La sponda piemontese del lago è frequentata da alcune famiglie ebree: alcune sono proprietarie di ville; una, di origine turca, gestisce un albergo a Meina; altre sono alloggiate negli hotel della zona in attesa di riuscire a espatriare in Svizzera.
A metà settembre, militari della Leibstandarte, senza nessun ordine superiore, cominciano a raccogliere informazioni sugli ebrei e a saccheggiare le loro proprietà. In alcuni casi tentano di violentare le donne. Iniziano anche i rastrellamenti e gli arresti nei paesi di Arona, Stresa, Meina, Baveno, Bée, Pian di Nava, Mergozzo, Orta e Verbania.
La strage più nota avviene all’Hotel Meina: 16 ebrei ospiti della struttura vengono rinchiusi in una stanza per diversi giorni e poi, nella notte tra il 22 e il 23 settembre, uccisi sulle sponde del lago. I corpi vengono gettati in acqua e alcuni, feriti ma non uccisi, muoiono per affogamento. Altre stragi si verificano a Mergozzo (15 settembre), Orta San Giulio (15 settembre), Pian di Nava (15 settembre), Arona (15-16 settembre), Novara (17 settembre), Baveno (17-22 settembre), Stresa (22 settembre), Intra-Verbania (5-10 ottobre). Collegate tra loro, queste stragi costituiscono quello che è noto come “eccidio” od “olocausto” del Lago Maggiore, per un totale di 57 vittime accertate.
In un primo tempo i nazisti uccidono i capi famiglia di sesso maschile, poi, intorno al 20 settembre, decidono di eliminare anche le donne e i ragazzi.