.. Il fascismo e gli ebrei fino al 1938

L’atteggiamento del fascismo e di Mussolini nei confronti degli ebrei, fino alle leggi del 1938, continua a essere ambiguo. Dopo aver emanato la legge sul riconoscimento dell’Unione delle comunità, Mussolini permette la creazione di un comitato che assiste gli ebrei in fuga dalla Germania. Inoltre, si dichiara vicino al movimento sionista, che intende creare in Palestina una patria per gli ebrei. Pur nutrendo forti pregiudizi, il duce utilizza il sionismo per provare a mettere in difficoltà l’impero britannico, che controlla proprio la Palestina con uno specifico mandato. Aiutando, invece, gli ebrei tedeschi in fuga, vuole dimostrare una certa distanza dalla Germania nazista con la quale, in quel periodo, i rapporti sono incerti. Non sono pochi, tra l’altro, gli articoli sulla stampa fascista che criticano apertamente il razzismo nazista che, tra l’altro, è offensivo anche nei confronti dei popoli latini. Come il seguente:

Questa identificazione bruta e arcaica [del nazismo col razzismo], che si è sorpresi di veder tolta in prestito dal nazionalsocialismo al peggiore e più crasso tempo guglielmino e a cui nessuna grande Nazione «moderna» di alcun tempo è mai più ritornata una volta che ebbe toccato i superiori cicli storici, e che non corrisponde per giunta a nessuna realtà nazionale (e nemmeno a quella germanica stessa, composita come è dei più vari contributi, nordici, alpini e mediterranei, per non dire di slavi e di franchi), sarà per il Nazionalsocialismo fonte di fatali contraddizioni, perché contiene i germi delle più pericolose e sfrenate degenerazioni materialistiche e deterministiche, del genere di quelle che il Fascismo nel mondo è nato a disperdere, e rischia di menar dritto a una sorta di paganesimo feticcio e antireligioso. [Piazza, Nazionalsocialismo-Razzismo, p. 183]

L’atteggiamento di Mussolini e del regime, però, cambia già a partire dall’inizio del 1934, quando la stampa si scatena contro gli ebrei, in una campagna che senza l’approvazione del duce non sarebbe stata possibile.

L’Unione delle comunità tende a ribadire la propria “italianità”, con una Dichiarazione rilasciata il 14 febbraio 1934:

L’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane, di fronte ad una discussione che si va svolgendo in un giornale di Roma intorno al patriottismo degli ebrei sionisti, afferma solennemente che tutti gli ebrei italiani, siano o non siano sionisti, sono per sentimento, per tradizione e per convinzione ugualmente animati dalla più pura italianità della quale hanno dato e danno tuttora prove così luminose da dimostrare inconfutabilmente che, qual si sia il loro atteggiamento nel senso dell’Ebraismo, l’italianità pura loro non viene ad essere meno fervida e pura. Tale dichiarazione l’Unione fa pubblicamente non per timore di un ritorno a un periodo di coercizione e di violenza più che superato e da gran tempo dimenticato per il buon nome dell’Italia, ma quale monito e protesta contro il ripetersi di polemiche che non hanno alcuna base nella realtà dei fatti e per riaffermare ancora una volta la perfetta armonia dell’idea sionista col più assoluto affetto all’Italia. [De Felice, Storia degli ebrei italiani durante il fascismo, p. 166].

Nello stesso 1934 viene scoperto e arrestato un gruppo di antifascisti al confine con la Svizzera; il fatto che tra di loro vi siano due ebrei permette a parte della stampa di accusare l’ebraismo italiano di essere vicino all’antifascismo. Come reazione, l’Unione delle comunità israelitiche ribadisce la propria fedeltà al governo, mentre un gruppo di ebrei torinesi fonda il giornale «La Nostra bandiera», voce degli ebrei ultra-fascisti.

I motivi che spostano definitivamente il fascismo verso l’antiebraismo sono dettati sia da ragioni di politica interna sia da cause di politica estera, tra loro strettamente connesse. Va fatto riferimento, innanzitutto, alla conquista dell’Etiopia (1935-1936). Ottenuto l’impero, Mussolini si convince della necessità di mantenere completamente separate la “razza bianca” dei conquistatori dalla “razza negra” dei conquistati. Di conseguenza, i rapporti di natura sessuale tra uomini italiani e donne di colore sono resi illegali (i rapporti tra donne bianche e uomini di colore non sono neanche presi in considerazione) per evitare contaminazioni e sancire la superiorità dei bianchi. Con la conquista dell’impero, quindi, il razzismo diventa la politica ufficiale dello stato italiano.

Va, poi, considerato che il regime ha bisogno di trovare continui motivi per mobilitare l’opinione pubblica contro un nemico. All’interno del paese non ci sono più nemici, dato che gli oppositori antifascisti sono tutti in galera o costretti all’esilio, e alcuni di loro sono stati addirittura uccisi. Non ci sono guerre in corso, fatta eccezione per l’intervento italiano nella guerra civile spagnola, che si sta concludendo vittoriosamente e non appassiona particolarmente gli italiani. Mussolini decide allora di mobilitare le masse contro la sparuta minoranza ebraica, sfruttando i tradizionali pregiudizi antisemiti ancora radicati in una parte della popolazione.

Con la guerra di Spagna, poi, l’Italia fascista si avvicina inesorabilmente alla Germania nazista. Anche se Hitler non fa alcuna pressione su Mussolini perché dia vita a una campagna contro gli ebrei, il necessario “allineamento” ideologico non può ignorare l’antisemitismo, centrale nella visione nazista del mondo. Nel 1937 prende il via una campagna di stampa antiebraica che, con toni sempre più sostenuti, andrà avanti fino alla guerra.

In conclusione, gli ebrei rappresentano un nemico ideale per il fascismo, che si sta scoprendo razzista, che si sta avvicinando al nazismo e che ha bisogno di avversari per tenere sempre alta la pressione sull’opinione pubblica. Tutti questi motivi innescano la legislazione antiebraica emanata a partire dal 1938.

Galleria

Bibliografia

Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani durante il fascismo, Torino, Einaudi, 1961

Giuseppe Piazza, Nazionalsocialismo-Razzismo,  «Nuova Antologia», 16 settembre 1933

Franca Tagliacozzo, Bice Migliau, Gli ebrei nella storia e nella società contemporanea, Firenze, La Nuova Italia, 1993

Luca Ventura, Ebrei con il duce. «La nostra bandiera» (1934-1938), Torino, Zamorani, 2002