..2 Bolzano

Nell’estate del 1944, a causa dell’avvicinamento del fronte, il campo di transito di Fossoli viene chiuso e i suoi internati sono trasferiti a Bolzano. Qui, i nazisti utilizzano una vecchia struttura del genio militare, composta da capannoni circondati da un alto muro.

I nazisti sfruttano il campo sia per il transito verso la Germania, sia per il lavoro di detenuti politici e altre categorie di reclusi. Il sito è diviso in zone: in quella dei reclusi che lavorano le condizioni sono sopportabili, mentre nella zona dei politici e degli ebrei la violenza e l’arbitrio delle guardie non hanno freni. Vi è anche un blocco di celle di punizione, dove i detenuti sono torturati e talvolta uccisi.

Il comandante del campo è Karl Titho, che ha già diretto il campo “nuovo” di Fossoli. Alle sue dipendenze vi sono tedeschi, ma anche ucraini e sud tirolesi, che si dimostrano estremamente violenti e causano la morte, per le torture o per le esecuzioni, di decine di persone (alcune stime parlano di 300).

Per ferocia fu esso Cologna non da meno dei più feroci comandanti graduati o militi tedeschi, con l’aggravante, in confronto di quelli, della sua nazionalità italiana, perché con poche eccezioni, relative specialmente ad ostaggi parenti di disertori alto atesini, che avevano un trattamento migliore di quello riservato agli altri prigionieri, gli infelici custoditi nel campo, in condizioni di estremo avvilimento materiale e morale, erano nella grandissima maggioranza italiani. Sempre fornito di un nerbo di bue, che portava ostentatamente e temutissimo anche per la sua straordinaria prestanza e forza fisica, egli accedeva a tutti i reparti, e colpiva come hanno deposto parecchi testi, per un nonnulla i prigionieri. Dedito al vino, era spesso ubriaco, e si mostrava allora addirittura bestiale. Tra la fine dell’anno 1944 e la fine del febbraio 1945, quando più gravemente imperversò la persecuzione dei tedeschi contro il movimento italiano di resistenza, ebbe per qualche mese, le funzioni di maggior fiducia, da parte dei germanici, con l’incarico di custodire il cosiddetto blocco celle, cioè il reparto nel quale venivano rinchiusi gli internati considerati più pericolosi, in piccole celle buie d’isolamento, e dove numerose persone furono, soprattutto fra il novembre 1944 e il marzo 1945 torturate ed anche soppresse. [estratto dalla sentenza contro Albino Cologna, guardia nel campo di Bolzano]

Oltre alla struttura principale, a Bolzano vi sono una serie di sottocampi dove gli internati vengono mandati a lavorare.

Il numero dei detenuti reclusi o passati per il campo si aggira sui 9.500. Il lager viene chiuso con la fine della guerra, all’inizio di maggio 1945.

Galleria

Bibliografia

Costantino Di Sante, Criminali del campo di concentramento di Bolzano. Deposizioni, disegni, foto e documenti inediti, Bolzano, Retia, 2019

Luciano Happacher, Il Lager di Bolzano, Trento, Comitato provinciale per il 30. anniversario della Resistenza e della liberazione, 1979

Dario Venegoni, Uomini, donne e bambini nel lager di Bolzano, Milano, Mimesis, 2004

 

Sitografia

Visita il sito del comune di Bolzano

Consulta la scheda del Lager sul sito dell’ANED

Altri contenuti

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Leggi la sentenza contro Albino Cologna, guardia del campo di Bolzano