La sopravvivenza di migliaia di ebrei nel periodo della persecuzione nazifascista non sarebbe stata possibile senza l’aiuto di tanti non ebrei che si impegnarono per nascondere, proteggere o far fuggire in Svizzera i perseguitati.

Per le leggi della Repubblica Sociale Italiana, gli ebrei sono stranieri e nemici (art. 7 della Carta di Verona). Quindi, chiunque aiuti un ebreo è, teoricamente, un traditore della patria. Ciononostante, migliaia di italiani non ebrei cercano di aiutare i perseguitatu. La storiografia ha individuato, a grandi linee, due diverse tipologie di salvatori: i membri del clero che, soprattutto a Roma, svolgono un’azione fondamentale, intendendo il salvataggio degli ebrei come una forma di carità, rivolta a tutti coloro che hanno bisogno; i laici, per i quali l’aiuto agli ebrei perseguitati è invece una forma di resistenza civile al nazismo e al fascismo.

Nonostante le differenze di impostazione, le forme dell’aiuto sono le stesse, e consistono nel trovare rifugi sicuri, procurare documenti falsi, reperire cibo e medicinali, organizzare gli espatri in Svizzera oppure gli attraversamenti del fronte verso l’Italia meridionale.

Si tratta di operazioni complesse e rischiose. Le polizie nazista e fascista dispongono di una vasta rete di spie, pronte a denunciare gli ebrei e chi li aiuta. Inoltre, sono numerosi anche i delatori occasionali, che denunciano gli ebrei per denaro, odio personale o convinzione politica, indotta dalla propaganda fascista che non fa che ripetere che gli ebrei rappresentano un pericolo.

I salvatori devono quindi muoversi con grande circospezione, non potendosi fidare di nessuno. Sono moltissime le parrocchie e i conventi che aprono le loro porte ai fuggitivi, nascondendoli anche per mesi. Vi sono, addirittura, interi paesi che nascondono gli ebrei, come Tora e Piccilli nell’alta Campania, Olevano Romano in provincia di Roma, Amandola nel fermano.

Vi sono poi reti di solidarietà organizzate da laici ed ecclesiastici, a volte in contatto con la Delasem (Delegazione per l’Assistenza degli Emigranti Ebrei), un’associazione tesa al soccorso degli ebrei perseguitati, attiva in Italia dal 1939 al 1947.

Chi viene sorpreso ad aiutare gli ebrei, rischia il carcere e la deportazione, come nel caso di Fernanda Wittgens, direttrice della Pinacoteca di Brera, a Milano, condannata a quattro anni di reclusione dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato della RSI.

Nel dopoguerra molti salvatori sono stati riconosciuti come “Giusti tra le nazioni” dallo Stato d’Israele, un riconoscimento che, previa una rigorosa inchiesta, premia chi ha rischiato la propria vita e la propria libertà per fare ciò che riteneva giusto. Al momento i “Giusti fra le nazioni” italiani sono 488.

Galleria

Bibliografia

Giovanna Ginex, Rosangela Percoco, L’allodola, Milano, Salani, 2020

Israel Gutman, Bracha Livi, I giusti d’Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei 1943-1945, Milano, Mondadori, 2006 (ed. italiana a cura di Liliana Picciotto)

 

Sitografia

Leggi del salvataggio degli ebrei a Tora e Piccilli

Leggi del salvataggio degli ebrei a Olevano Romano

Guarda un documentario sul salvataggio degli ebrei ad Amandola

Scopri i nomi dei Giusti tra le nazioni sul database di Yad Vashem