La Francia viene occupata dalle forze armate tedesche nel giugno 1940 dopo un’offensiva durata poco più di un mese.
A seguito dell’armistizio, firmato il 25 giugno, il territorio è suddiviso in due parti. La zona settentrionale, assieme a tutta la costa atlantica, è occupata direttamente e sottoposta a un governo militare, con giurisdizione anche sul Belgio e con sede a Parigi. La zona meridionale, invece, denominata “zona libera” o “Stato Francese”, rimane semi-indipendente, con un governo collaborazionista e la sede a Vichy. Il governo della zona libera – che non comprende l’area di Mentone, occupata dagli italiani – è comunque sottoposto alle rigide disposizioni dell’armistizio, che prevede il disarmo delle forze armate e il controllo tedesco sulla politica generale francese. Guidata dal maresciallo Philippe Pétain, la zona meridionale è passata alla storia come “Francia di Vichy”, “Repubblica di Vichy” o “di Pétain”.
La Francia ha una lunga tradizione di antisemitismo. Nonostante gli ebrei siano perfettamente integrati nell’economia, nella politica e nella società, sono numerosi i movimenti e i partiti di destra che fanno dell’ebraismo il centro della loro polemica propagandistica. La clamorosa sconfitta del 1940 dà voce e importanza proprio a questi movimenti, che accusano gli ebrei di essere la causa della sconfitta. Il governo del maresciallo Pétain dà spazio a esponenti e idee di queste correnti, ed è caratterizzato da una forte politica antisemita, rivolta soprattutto nei confronti degli ebrei stranieri. In generale, scrive Hilberg:
Quando nel 1942 la pressione tedesca si intensificò, il governo di Vichy si trincerò in seconda linea. Gli ebrei stranieri e gli immigrati vennero abbandonati alla loro sorte, mentre ci si sforzò di proteggere gli ebrei nazionali. [Hilberg, La distruzione degli ebrei d’Europa, p. 632].
Nell’estate del 1940 vivono in Francia circa 165.000 ebrei nella zona occupata e 140.000 nella zona libera. Molti di loro sono apolidi, cioè ebrei tedeschi o dell’Europa dell’est ai quali i tedeschi hanno negato la nazionalità e che per questo hanno cercato rifugio in Francia.
Il 3 ottobre del 1940 il governo di Vichy, il cui vice presidente è Pierre Laval, emana il cosiddetto “Statuto degli ebrei”, il cui riferimento giuridico diretto è rappresentato dalle leggi tedesche di Norimberga. Gli ebrei francesi vengono privati di numerosi diritti, mentre quelli stranieri sono subito internati in speciali campi di concentramento. Nel marzo del 1941 viene istituito un “Commissariato generale agli affari ebraici”, diretto prima da Xavier Vallat, poi da Luois Darquier de Pellepoix, e infine da Charles du Paty de Clam, tutti fanatici antisemiti. Il Commissariato ha il compito di ideare e mettere in pratica, assieme al ministero dell’Interno, i provvedimenti contro gli ebrei. Nel novembre 1941 le organizzazioni degli ebrei francesi sono costrette ad aderire all’Unione generale degli israeliti di Francia (UGIF), un ente che deve aiutare il governo nell’applicazione delle leggi antisemite.
Nel frattempo, anche i tedeschi danno il via alla persecuzione nell’area che occupano direttamente. Nel luglio 1940 gli ebrei presenti nelle provincie dell’Alsazia e della Lorena, annesse alla Germania, vengono deportati nella zona “non occupata”. Nel dicembre dello stesso anno è emanata una legislazione che prevede, tra le tante cose, l’esproprio di tutti i beni ebraici. Le autorità francesi locali collaborano attivamente con i nazisti. Nel maggio del 1941 Theodor Dannecker, all’epoca consigliere delle SS presso l’ambasciata tedesca, organizza assieme alla polizia francese uno schedario di tutti gli ebrei presenti sul territorio della zona occupata. Nell’estate successiva, il registro si rivela fondamentale per organizzare i primi arresti di massa. Sono migliaia gli ebrei stranieri arrestati e inviati in un campo di concentramento creato appositamente in un sobborgo di Parigi, Drancy. Nel dicembre 1941 avvengono altre retate, che questa volta coinvolgono anche ebrei francesi. Il 27 marzo 1942 è organizzato il primo trasporto verso Auschwitz; le vittime sono proprio gli ebrei reclusi a Drancy. Il 7 giugno 1942 viene imposto agli ebrei di cucire una stella gialla sui vestiti, per renderli più facilmente riconoscibili.
Nell’estate del 1942 la pressione tedesca per la deportazione degli ebrei di Vichy si fa sempre più forte. Il comandante supremo delle SS in Francia, Carl Oberg, si incontra con Pierre Laval e cerca di imporgli la deportazione anche degli ebrei francesi, e soprattutto la collaborazione della polizia francese nelle operazioni di arresto. Laval negozia e alla fine concede il supporto della sua polizia in cambio dell’esenzione degli ebrei francesi dalle deportazioni. Il vicepresidente si spinge, però, anche oltre le richieste degli occupanti: sebbene, infatti, i tedeschi gli chiedano di deportare tutti gli ebrei di età superiore ai 16 anni, Laval suggerisce di includere anche i bambini e i ragazzi delle famiglie degli ebrei stranieri, perché dividere le famiglie sarebbe “inumano”.
Può darsi che Vichy abbia avuto preoccupazioni diverse da quella ebraica […] e in generale abbia attuato delle disposizioni sulla base di una routine amministrativa, senza contemplare l’idea dello sterminio di massa – eppure fece ben poco per impedire o ostacolare l’eliminazione fisica delle propria popolazione ebrea. È quindi con ragione sacrosanta che si può accusare il regime di Vichy quantomeno di complicità nel genocidio. [Curtis, La Francia ambigua, p. 215.]
A luglio cominciano i preparativi della deportazione degli ebrei stranieri presenti nella zona occupata. I grandi registi sono Theodor Dannecker e René Bousquet, capo della polizia francese. Nella notte tra il 16 e il 17 luglio a Parigi vengono rastrellati oltre 12.000 ebrei stranieri, poi rinchiusi in uno stadio coperto per le gare ciclistiche, il “Velodromo d’Inverno” (si tratta della cosiddetta “Razzia del Vel d’Hiv”). Nelle settimane successive cominciano le deportazioni dalla zona non occupata.
Nel novembre del 1942, a seguito dello sbarco dell’esercito americano in Africa settentrionale, i tedeschi e gli italiani invadono anche la zona non occupata, anche se il governo di Vichy rimane nominalmente in piedi. Le deportazioni continuano, nonostante la polizia francese sia sempre meno disponibile a collaborare, mentre gli ebrei fuggiti nella zona d’occupazione italiana sono protetti proprio dall’esercito di questo paese. Nel settembre del 1943, dopo l’armistizio firmato dal regno d’Italia, anche la zona meridionale della Francia viene occupata dalle forze armate tedesche, e migliaia di ebrei rischiano l’arresto. Gli ultimi trasporti avvengono nell’agosto del 1944, pochi giorni prima della liberazione di Parigi da parte degli anglo-americani.
Un grande aiuto nella caccia agli ebrei viene dato, negli ultimi mesi dell’occupazione, dalla “Milice française”, un reparto di polizia ausiliaria francese creato dal fanatico antisemita Joseph Darnand il 30 gennaio 1943 proprio allo scopo di aiutare i nazisti nella repressione della Resistenza e nell’arresto degli ebrei.
Complessivamente vengono deportati verso i campi di sterminio circa 75.000 ebrei non francesi e 24.000 francesi.