Allo scoppio della seconda guerra mondiale, l’Olanda si dichiara neutrale. Ciononostante, il 10 maggio 1940, le forze armate tedesche la invadono e il paese, dopo cinque giorni di combattimenti, è costretto ad arrendersi. La regina Guglielmina, assieme al suo governo, ripara a Londra, lasciando l’amministrazione del paese nelle mani dei direttori generali dei vari ministeri, che hanno il compito di gestire i rapporti con le forze di occupazione.

L’Olanda viene amministrata, fino alla fine della guerra, dal commissario generale del Reich Arthur Seyss-Inquart. La repressione è affidata al capo supremo delle SS Hanns Albin Rauter, e al suo diretto sottoposto Wilhelm Harster. Il responsabile per le “questioni ebraiche” è lo Sturmbannführer Wilhelm Zoepf.

Al momento dell’invasione, in Olanda vivono 140.000 ebrei, 80.000 dei quali nella sola Amsterdam. Un’altissima percentuale di loro è deportata e uccisa nei campi di sterminio. Tre sono le ragioni principali che spiegano il successo dei piani antiebraici in Olanda: innanzitutto, gli ebrei olandesi non sono particolarmente integrati tra la popolazione; in secondo luogo, il paese, per le sue caratteristiche geografiche, non offre grandi possibilità di nascondersi; infine, l’occupazione si conclude solo il 4 maggio 1945, con la fine della guerra in Europa.

Le prime misure contro gli ebrei vengono adottate appena occupato il paese. Inizialmente, gli ebrei sono licenziati dall’amministrazione statale; poi, è imposto un censimento e la creazione di un “Consiglio ebraico” (gennaio 1941), con il compito di trasmettere gli ordini del Reichskommissar alle comunità ebraiche.

Le deportazioni cominciano nel febbraio del 1941. Un gruppo di nazisti olandesi, membri del Nationaal-Socialistische Beweging (NSB), irrompe nel quartiere ebraico di Amsterdam per aggredire gli ebrei, che però reagiscono. Nei giorni immediatamente successivi i tedeschi chiudono il quartiere ebraico creando un ghetto e deportano “per punizione” 389 persone a Buchenwald. La popolazione olandese organizza uno sciopero di solidarietà nei confronti dei deportati. La reazione delle forze di occupazione è molto violenta e stronca lo sciopero.

Nel luglio del 1941 gli ebrei vengono dotati di carte d’identità speciali, mentre nel maggio dell’anno successivo sono costretti a cucire la stella gialla sui vestiti. Nel luglio del 1942 si avviano le grandi deportazioni. Al Consiglio ebraico è imposto di fornire i nomi di 4.000 ebrei che saranno “reinsediati” nei territori dell’est Europa a scopo di lavoro. Vengono anche creati i grandi campi di transito di Westerbork e Vught, dove gli ebrei sono rinchiusi in attesa della deportazione.

Dall’estate del 1942 gli ebrei tentano in tutti i modi di evitare la deportazione entrando in clandestinità e cercando rifugi. Nonostante l’aiuto di parte della popolazione, la grande maggioranza viene scoperta dalla polizia olandese e da singoli collaborazionisti. Tra le persone arrestate a seguito di una delazione vi è Anne Frank, una giovane ebrea tedesca che si è rifugiata in Olanda con tutta la sua famiglia. La famiglia Frank rimane nascosta per oltre due anni in un piccolo alloggio segreto, fino a quando, a causa del tradimento di una persona rimasta ignota, viene arrestata dalla polizia tedesca. Anne viene portata a Westerbork, poi ad Auschwitz e infine a Bergen Belsen, dove muore nel febbraio 1945. L’unico sopravvissuto della famiglia è il padre Otto che, nel 1947, pubblia il Diario scritto da Anne durante i due anni di clandestinità, e che è da allora uno dei più importanti e noti documenti della e sulla Shoah.

Ad Amsterdam agisce, nell’estate del 1943, un gruppo di collaborazionisti specializzato nella ricerca e nell’arresto degli ebrei, denominato “Colonna Henneicke”, dal nome del suo comandante Wim Henneicke, che riesce a consegnare ai nazisti centinaia di vittime. Un altro collaborazionista, Dries Riphagen, fingendo di far scappare le vittime, le consegna in realtà ai nazisti.

Complessivamente le vittime della Shoah in Olanda sono oltre 105.000, la percentuale più alta di tutti i paesi dell’Europa occidentale.

Galleria

Bibliografia

Anna Frank, Diario. L’alloggio segreto, 12 giugno 1942 – 1 agosto 1944, a cura di Otto Frank e Mirjam Pressler, Torino, Einaudi, 2014 (prima edizione italiana: Torino, Einaudi, 1954)

Raul Hilberg, La distruzione degli Ebrei d’Europa, Torino, Einaudi, 1995

Dizionario dell’Olocausto, a c. di Walter Laqueur con Judith Tydor Baumel, edizione italiana a c. di Alberto Cavaglion, Torino, Einaudi, 2004 (ed edizioni successive).

Sitografia

Leggi un articolo sul campo di Westerbork dell’United States Holocaust Memorial Museum

Visita il sito del Memoriale di Westerbork

Visita il sito del museo della Casa di Anna Frank

 

Altri contenuti

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