.. Levi Cavaglione, Giuseppe

Pino Levi Cavaglione

Giuseppe (Pino) Levi Cavaglione nasce a Genova il 27 febbraio 1911, da Aronne (Nino) Levi ed Emma Cavaglione, in una famiglia della buona borghesia ebraica. Dopo la laurea in giurisprudenza apre uno studio di avvocato civilista e si avvicina all’antifascismo. Durante un viaggio a Parigi, nel 1937, entra in contatto con gli ambienti di espatriati legati al movimento Giustizia e Libertà. Decide, quindi, di partire per la Spagna, per combattere a fianco degli antifascisti impegnati nella guerra civile scatenatasi nel 1935. Tuttavia, non ci riesce, perché il padre, avvertito dalla questura di Genova, lo raggiunge a Parigi e lo convince a tornare in patria.

Viene arrestato il 10 maggio 1938, come antifascista. Dopo tre mesi di carcere preventivo, durante i quali è trattato con grande durezza, è condannato a cinque anni di confino politico, che sconta in vari paesi del sud Italia.

Il 27 febbraio 1940 viene liberato da un provvedimento del duce, e rientra a Genova, ma la libertà dura solo pochi mesi. L’11 giungo 1940, il giorno successivo all’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale, viene nuovamente arrestato quale “sovversivo pericoloso”. Passa più di tre anni in vari campi di concentramento, tra i quali quello di Urbisaglia. Nell’agosto del 1943, caduto il fascismo, il governo Badoglio rilascia tutti i confinati e gli internati considerati non pericolosi.

Levi Cavaglione torna a Genova ma può rimanere nella sua casa solo per poche settimane. La città è occupata dai nazisti subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e Pino viene informato che il suo nome è nella lista delle persone da arrestare. Dopo essersi rifugiato in un convento, decide di partire per Roma e raggiungere le bande partigiane che ritiene stiano combattendo nella zona. Riesce a prendere contatto con i gruppi che combattono nell’area dei Castelli romani, immediatamente a sud-ovest della capitale. La sua banda, di cui fanno parte anche ex prigionieri di guerra russi, riesce a mettere a segno numerosi colpi, tra i quali la distruzione del ponte ferroviario delle “Sette luci”, mentre sta passando un treno militare tedesco. A questa operazione si ispirerà il film Un giorno da leoni di Nanni Loy)

Levi Cavaglione continua a combattere fino alla liberazione di Roma. Nell’aprile del 1945 torna a Genova come funzionario dell’Alto commissariato per la punizione dei crimini fascisti, ed è in questo periodo che scopre che i suoi genitori, arrestati e deportati nel novembre 1943, sono stati uccisi ad Auschwitz.

Nel dopoguerra riprende la sua carriera di avvocato. Muore nel 1971.

Galleria

Bibliografia

Lidia Maggioli, Antonio Mazzoni, Il ponte delle sette luci. Biografia di Giuseppe Levi Cavaglione, Pesaro, Metauro, 2012

Pino Levi Cavaglione, Guerriglia nei Castelli romani, Genova, Il melangolo, 2006

Altri contenuti

Guarda il film Un giorno da leoni