
A Rancana, piccola frazione di Costacciaro, nei pressi di Gubbio (PG), vive sotto falsa identità la famiglia Guetta, originaria di Firenze. Si tratta di sette persone di religione ebraica – i genitori Dante e Irma, i figli Alberto e Pierluigi, rispettivamente di 22 e 19 anni, e tre figli più piccoli – che, dopo l’8 settembre, insieme all’amico e correligionario Piero Viterbo (22 anni), hanno trovato rifugio in un casolare di proprietà di Tommaso Lupini, la cui figlia Dusolina era stata, fino al 1938, domestica dei Guetta nel capoluogo toscano.
Il 27 marzo 1944, nell’ambito di un ampio rastrellamento dell’area eugubina, durante il quale si hanno numerose vittime, i tedeschi raggiungono il casolare ma non infastidiscono la famiglia. Intanto, Alberto, Pierluigi e Piero Viterbo si sono nascosti nei boschi, dove però vengono scoperti. Portati in una casa nella vicina zona di Villamagna e interrogati insieme ad altri rastrellati, i tre uomini vengono poi, forse, lasciati liberi di andare. Mentre, però, si incamminano, i tedeschi fanno fuoco con le mitragliatrici e li uccidono.
I corpi delle tre vittime, lasciati insepolti dai tedeschi, vengono dapprima traslati nel cimitero di Madonna della Cima a Villamagna e poi, dopo la guerra, inumati nel cimitero ebraico di Firenze.
Le fonti sono discordi nell’individuare le motivazioni della strage: alcune sostengono che i tedeschi si fossero accorti che i documenti dei tre giovani erano falsi; altri che li avessero considerati spie o renitenti alla leva. Molto probabilmente, comunque, i perpetratori non si resero conto che si trattasse di ebrei.