
La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN) è, dal 1922 alla caduta del regime, uno dei pilastri della repressione dell’antifascismo e di ogni forma di dissenso. Si tratta di un corpo paramilitare che fornisce una veste giuridica e un impiego pubblico agli squadristi che hanno avuto un ruolo decisivo nel portare Mussolini al potere.
Subito dopo l’arresto di Mussolini, il 25 luglio 1943, il governo Badoglio cerca di rendere innocua la Milizia inglobandola nei ranghi dell’Esercito, e in questo modo abolendola.
Con la nascita della Repubblica Sociale, Mussolini decide di farla rinascere, chiamandola Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) e incorporando al suo interno i carabinieri e la polizia dell’Africa Italiana (PAI) che, dopo la perdita dei territori d’oltremare, è stata dislocata a Roma.
Organizzata in “legioni”, la GNR deve controllare le campagne e operare contro i partigiani. Tuttavia, i suoi componenti non sono del tutto affidabili. Non lo sono i carabinieri, moltissimi colleghi dei quali vengono deportati dai nazisti, che li ritengono eccessivamente legati al giuramento di fedeltà al re. Numerosi carabinieri fanno il doppio gioco e collaborano con la Resistenza. I militi, al contempo, non sono particolarmente efficienti, perché male armati, male equipaggiati, spesso abbandonati in caserme isolate sui monti. Divengono, così, un facile obiettivo per gli attacchi partigiani.
Nelle città, invece, la GNR può contare sugli uffici politici investigativi (UPI), anch’essi eredità del regime: si tratta di organismi specializzati nella repressione dell’antifascismo, composti da agenti che operano in borghese e che possono contare su una vasta rete di prezzolati confidenti e delatori.
Sebbene la GNR e gli UPI non siano strettamente specializzati nella persecuzione antisemita, nelle loro maglie cadono spesso ebrei attivi nella Resistenza oppure semplici fuggiaschi, sorpresi mentre si spostano da un nascondiglio all’altro o cercano di lavorare.
La GNR funge anche da scorta alle carceri, ai siti di concentramento e ai convogli che trasportano gli ebrei nei campi provinciali.
Le Brigate Nere, invece, nascono nel luglio 1944 come risposta alla liberazione alleata di Roma (4 giugno) e al tracollo del morale dei fascisti. Si tratta di un corpo paramilitare formato, teoricamente, da tutti gli iscritti al partito con un’età compresa tra i 16 e i 60 anni di età. Le Brigate Nere dovrebbero rappresentare una specie di “leva in massa” sull’esempio della Rivoluzione francese, ma si rivelano un corpo poco disciplinato, brutale e inconsistente dal punto di vista militare. Come per la GNR, anche le Brigate Nere non vanno specificatamente alla ricerca degli ebrei, ma il loro radicalismo e la loro violenza le rende particolarmente pericolose per tutti i civili italiani, ebrei e non ebrei.