Nel 1940 il Belgio è uno stato neutrale ma, nel mese di maggio, viene ugualmente invaso dalle truppe tedesche. Dopo pochi giorni di combattimenti l’esercito è completamente sconfitto e il paese occupato. Il governo fugge in Inghilterra mentre il re Leopoldo III decide di rimanere, divenendo in pratica prigioniero dei tedeschi.

Il Belgio rappresenta un territorio molto importante dal punto di vista militare, in quanto dalle sue coste le forze armate del Reich intendono continuare la guerra contro il Regno Unito. Dopo la definitiva capitolazione francese, e la ritirata dei britannici attraverso il canale della Manica, il paese viene amministrato da un governatore militare, con quartier generale a Bruxelles.

Oltre al governatore militare, il generale Alexander von Falkenhausen, il responsabile della repressione di ogni forma di resistenza è il comandante supremo delle SS Richard Jungclaus. Il comandante generale della polizia e delle SS è invece Ernst Ehlers.

Il numero di ebrei presenti in Belgio alla vigilia della guerra è stimato in 65.000 (non è mai stato fatto un censimento religioso), molti dei quali fuggiti dall’Europa orientale o dalla Germania. All’arrivo dei tedeschi alcune migliaia scappano in Francia; altri, specialmente rifugiati dalla Germania, vengono scacciati proprio dai tedeschi verso la Francia di Vichy durante le prime settimane di occupazione.

I primi provvedimenti antiebraici vengono presi dal governatore nell’autunno 1940, e prevedono il censimento degli ebrei (ottobre) e la creazione di un “Consiglio ebraico” (novembre), che ha lo scopo di trasmettere gli ordini dei nazisti alle comunità. Nell’ottobre dell’anno successivo sarà imposto agli ebrei il coprifuoco, nonché la residenza in edifici a loro riservati.

Nel giugno del 1942 sono introdotti il lavoro forzato e l’obbligo di cucire una stella gialla sui vestiti, in modo da essere riconoscibili in quanto ebrei. Nello stesso periodo viene creato un campo di concentramento a Malines/Mechelen (nella caserma Dossin), che diventerà il sito di transito verso la deportazione nei campi di sterminio. Il campo di Malines si aggiunge a quello di Breendonk, in funzione dal 1940, dove vengono rinchiusi, oltre agli ebrei, prigionieri politici e partigiani.

Le prime retate cominciano quindi nell’estate del 1942, con l’obiettivo della deportazione di 10.000 ebrei.  La strategia nazista si scontra però con l’opposizione di molti cittadini belgi non ebrei e con la Resistenza ebraica. Molti ebrei fuggono in Francia o si nascondono presso amici e conoscenti cattolici. Ciononostante, la polizia nazista continua inflessibilmente la caccia organizzando ampi rastrellamenti, come quello che si attua nella notte tra il 3 e il 4 settembre 1943 nelle città di Bruxelles e Anversa. La persecuzione si conclude solo nel settembre del 1944, quando il Belgio viene liberato dagli Alleati.

Le condizioni politiche in Belgio erano meno favorevoli alla persecuzione razziale rispetto alla Francia. Il governo ufficiale era in esilio a Londra, mentre le precedenti autorità nazionali del paese e, in particolare, i segretari generali dei vari ministeri erano rimasti al loro posto e non avevano come compito quello di mettere in pratica il “Nuovo Ordine” [nazista]. L’amministrazione militare tedesca, in modo da sfruttare al massimo l’apparato statale per amministrare il paese, automaticamente adattò le sue politiche anti ebraiche alle disposizioni prevalenti nell’apparato stesso. [Steinberg, The Judenpolitick in Belgium, p. 210]

In totale, vengono deportati dal Belgio circa 25.000 ebrei, perlopiù stranieri.

Galleria

Bibliografia

Dizionario dell’Olocausto, a c. di Walter Laqueur con Judith Tydor Baumel, edizione italiana a c. di Alberto Cavaglion, Torino, Einaudi, 2004 (ed edizioni successive)

Raul Hilberg, La distruzione degli Ebrei d’Europa, Torino, Einaudi, 1995 (ed edizioni successive)

Belgium and the Holocaust. Jews, Belgian, Germans, ed. by Dan Michman, Jerusalem, Yad Vashem, 1998

Laurence Schram, The transit camp for Jews in Mechelen: the antechhamber of death, https://www.sciencespo.fr/mass-violence-war-massacre-resistance/en/document/transit-camp-jews-mechelen-antechamber-death.html

Maxime Steinberg, The Judenpolitick in Belgium within the West European Context: Comparative Observations, in Belgium and the Holocaust: Jews, Belgians, Germans, a c. di Dan Mikhman, Jerusalem, Yad Vashem, 1998

Sitografia

Visita la piattaforma virtuale sul Belgio in guerra

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