Lo scoppio della guerra, dopo un momento di euforia iniziale, incrina anche quel poco consenso che il fascismo è riuscito ad ottenere da parte della popolazione civile. Anche i fascisti, dopo le prime sconfitte avvenute in Africa Settentrionale e in Grecia nell’autunno/inverno 1940-1941 cominciano a dubitare delle sorti del conflitto e a cercare delle spiegazioni alle disfatte.
Il regime fascista, per cercare di mantenere alto il morale dei cittadini e dei soldati e per giustificare la propria incapacità, tenta di indicare nel “tradimento” di alcuni settori della società la causa del suo fallimento.
Un altro fattore che alimenta pessimismo e dubbi è l’aggressione all’Unione sovietica (22 giugno 1941, e l’ingresso in guerra degli Stati Uniti d’America (7 dicembre 1941). L’opinione pubblica è preoccupata per un conflitto che si allarga a due potenze mondiali il cui potenziale economico è fortemente temuto.
Inoltre per i soldati impegnati in fronti lontani e apparentemente privi di interesse strategico per l’Italia, come la Russia e i Balcani, è difficile capire il motivo del loro impiego e dei loro sacrifici.
Una delle spiegazioni che vengono inventate dalla propaganda fascista è quella del complotto ebraico mondiale, che ha fatto scoppiare la guerra e tiene insieme potenze lontanissime tra loro dal punto di vista ideologico, come l’Impero inglese, l’Urss comunista e gli Stati uniti.
Durante il conflitto, quindi, la propaganda antiebraica si fa sempre più ossessiva e pervasiva, e deve dimostrare ai soldati che la guerra fascista è una guerra difensiva contro l’aggressione delle potenze “demo-pluto-giudaico-bolsceviche”, cioè democratiche (l’Inghilterra), plutocratiche (gli Stati Uniti), bolsceviche (l’Unione sovietica), tenute insieme dalla congiura ebraica. In questo modo i combattenti dovrebbero capire che i loro sforzi sono necessari per evitare che queste potenze dirette dagli ebrei distruggano l’Italia e la riducano in stato di schiavitù.
Per quanto riguarda l’opinione pubblica interna, gli ebrei italiani sono indicati come legati da vincoli di “razza” con gli ebrei dei paesi nemici e congiurano per la sconfitta del paese e del fascismo.
Per quanto assurda e basata su pure invenzioni, la propaganda fascista ha qualche successo negli ambienti più politicizzati. Se fino allo scoppio della guerra non vi erano state aggressioni o atti di violenza spontanei, tra il 1941 ed il 1943 avvengono alcuni episodi molto gravi. A Roma, nell’estate del 1941, un gruppo di fascisti irrompe nella zona dell’ex Ghetto e aggredisce e colpisce persone a caso, ferendone alcune. A Spalato, nel 1943, un reparto di camicie nere devasta la Sinagoga e rapisce alcuni ebrei, uccidendone due.


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