
Pio XII (al secolo, Eugenio Pacelli) è uno dei papi più discussi della storia della chiesa. Senza dubbio, la sua è la figura più contraddittoria dell’età contemporanea. Nato nel 1876, vescovo dal 1917, è nunzio pontificio in Germania dal 1920 al 1929. Nominato cardinale, nel 1930 assume la carica di segretario di stato vaticano. Nel 1939 succede a Pio XI divenendo papa.
Pio XII si trova a guidare la chiesa cattolica nel momento più tragico della sua storia recente. Il regime sovietico ne mette in discussione la stessa esistenza, mentre il nazismo, nonostante un concordato firmato già nel 1933, attua nei suoi confronti una politica estremamente aggressiva. Nel settembre del 1939, subito dopo l’occupazione della Polonia, le truppe tedesche perseguitano il clero polacco e tutta la chiesa cattolica.
Anche in Olanda, nel 1941, quando il clero si oppone alla deportazione degli ebrei, la risposta delle autorità naziste è estremamente dura.
Nulla di tutto ciò, pur coinvolgendo direttamente il clero, viene commentato o criticato apertamente da Pio XII, che rimane fermo nella sua posizione di neutralità. Nonostante le continue richieste di intervento da parte dei vescovi, la chiesa prosegue nella politica di forzata imparzialità adottata ormai da tempo in occasione dei conflitti, al fine di evitare di essere strumentalizzata dalle parti in causa.
Quando i tedeschi occupano l’Italia, nel settembre del 1943, le voci di una possibile irruzione in Vaticano sono piuttosto insistenti. La curia romana teme che i nazisti rapiscano il papa per utilizzarlo come ostaggio o per evitare che, una volta arrivati gli Alleati, Pio XII si senta libero di esprimersi contro il nazismo.
I timori si rivelano infondati, ma il papa deve comunque affrontare una sfida molto difficile quando, il 16 ottobre 1943, i nazisti attuano la razzia degli ebrei romani proprio “sotto le sue finestre”. In questo caso, Pio XII non può ignorare, o fingere di ignorare, gli avvenimenti, anche perché tra il 16 e il 18 ottobre (data della partenza del treno dei deportati verso Auschwitz) gli giungono insistenti e disperate richieste di intervento. Tuttavia il papa rifiuta, anche in quest’occasione, di prendere pubblicamente posizione.
Soltanto nel novembre successivo, il quotidiano ufficiale della Santa Sede, «L’Osservatore romano», pubblica un articolo anonimo, intitolato La Carità del Santo Padre, nel quale si concede, pur se in termini ambigui, che i conventi e gli altri edifici religiosi diano ospitalità e riparo agli ebrei in fuga.
Dopo la liberazione di Roma da parte degli Alleati, Pio XII decide di incrementare l’attività della chiesa in difesa degli ebrei, facendo pressione sui governi collaborazionisti europei perché fermino le deportazioni.
Dopo la guerra i “silenzi” del papa e del Vaticano nei confronti della barbarie nazista sono fonte di innumerevoli polemiche. Mentre alcuni storici difendono tale operato, altri descrivono il pontefice come un complice della Germania hitleriana.
Pio XII muore nel 1958.