.. Mussolini antisemita

L’atteggiamento di Mussolini nei confronti degli ebrei è sempre stato molto contradditorio. Non è un convinto antisemita, ma ha numerosi pregiudizi nei loro confronti. I suoi primi articoli sul tema risalgono all’immediato primo dopoguerra. Si dimostra convinto della congiura ebraica mondiale, legata al capitalismo e al bolscevismo. Tuttavia, il partito fascista non adotta una politica antiebraica fino alle leggi del 1938. E difatti, al movimento fascista delle origini e poi al partito aderiscono numerosi ebrei, alcuni dei quali rivestono cariche di responsabilità, anche nel governo.

La prima campagna di stampa antiebraica risale al 1934, ma si esaurisce dopo poche settimane. Solo dopo la conquista dell’Etiopia e la proclamazione dell’impero, il razzismo di Mussolini riemerge con decisione, indirizzato dapprima contro gli africani, poi contro gli ebrei. È il dittatore in persona che ispira (e probabilmente scrive) il “Manifesto della razza” e fa promulgare le leggi del 1938.

Durante la guerra l’atteggiamento di Mussolini rimane profondamente ambiguo. Dal 1940 sono centinaia gli ebrei italiani inviati al confino; nel 1942 migliaia, tra italiani e stranieri, vengono costretti ai lavori forzati. Tuttavia, nei territori esteri occupati dall’esercito italiano gli ebrei sono talvolta protetti dalle truppe e non consegnati ai nazisti o ai loro collaboratori, avendo così salva la vita.

Mussolini conosce benissimo il destino degli ebrei finiti nelle mani dei nazisti. Nel 1941, Heinrich Himmler (comandante delle forze di sicurezza del Reich), durante un colloquio a palazzo Venezia, lo informa del genocidio nei territori dell’Europa orientale. I diplomatici italiani riportano moltissime notizie relative allo sterminio. Nel 1942, quando i nazisti chiedono al duce di consegnare gli ebrei jugoslavi scappati nella zona di occupazione italiana, Mussolini non si oppone ufficialmente, anche se poi gli ebrei non vengono consegnati. Il duce quindi sa tutto e adotta proprio un comportamento ambivalente: da una parte dimostra di approvare e di voler collaborare con la politica di sterminio nazista; dall’altra, non impedisce che i suoi uomini la ostacolino, quando vogliono farlo e per quanto in loro potere.

Tutto cambia dopo il 25 luglio 1943, il successivo armistizio (firmato il 3, reso noto l’8 settembre) e la conseguente occupazione tedesca. Come moltissimi fascisti, il duce è ossessionato dalle congiure che, a suo dire, hanno fatto crollare il fronte interno e dunque il regime. Tra coloro che vengono ritenuti responsabili, ovviamente, ci sono gli ebrei. È probabile, quindi, che questa ossessione determini un cambiamento nell’atteggiamento di Mussolini che, durante la Repubblica Sociale Italiana, trasforma la passiva accettazione precedente in attiva collaborazione con le politiche di sterminio naziste.

La responsabilità del dittatore in tutte le azioni contro gli ebrei, che hanno il fine della deportazione e dell’uccisione dell’intera comunità ebraica italiana, diventa evidente. Una delle prime decisioni della neonata Repubblica Sociale Italiana è il ripristino delle leggi contro gli ebrei, che Badoglio non aveva abolito ma neanche messo più in pratica. Il 15 ottobre, alla vigilia della deportazione degli ebrei romani, Mussolini riceve il console generale Eitel Moellhausen e il comandante delle SS in Italia, il generale Karl Wolff. Durante la riunione, si parla senza dubbio anche del rastrellamento progettato per Roma, e non risultano interventi di Mussolini tesi a impedire la deportazione di migliaia di cittadini italiani verso i campi di sterminio.

Il 14-15 novembre successivo, il congresso di Verona del partito fascista repubblicano approva per acclamazione il “programma” della RSI – passato alla storia come Carta o Manifesto di Verona – che definisce gli ebrei «stranieri» e «nemici».

Nei mesi successivi gli ebrei sono arrestati e rinchiusi in campi di concentramento, mediante l’applicazione dell’ordine di polizia n. 5, impartito dal ministro dell’Interno Guido Buffarini Guidi, sicuramente con il beneplacito di Mussolini. All’inizio del 1944 gli ebrei sono presi in consegna dai tedeschi e deportati nei campi di sterminio del Reich. Gli italiani della RSI provvedono ad arrestarli e a rinchiuderli in determinati luoghi di transito, facilitando così, enormemente, il compito dei camerati tedeschi. È molto probabile che l’intero procedimento di cattura e deportazione faccia parte di un patto sancito tra i vertici nazisti e fascisti teso alla distruzione fisica degli ebrei italiani.

Nell’ultimo periodo della sua vicenda politica e umana, Mussolini si dimostra un collaboratore fidato ed efficace dei nazisti nella deportazione degli ebrei italiani verso i campi di sterminio.

Galleria

Bibliografia

G. Fabre, Mussolini e gli ebrei alla salita al potere di Hitler, «Israel», vol. 69, no. 1, gennaio-aprile 2003, pp. 187-236.

Hans Woller, Mussolini. Il primo fascista, Roma, Carocci, 2018

Sitografia

Leggi un articolo sui fascisti di religione ebraica

Altri contenuti

Consulta il calendario delle udienze di Mussolini del giorno 15 ottobre 1943 (Archivio Centrale dello Stato)