
La proclamazione dell’armistizio sorprende i soldati tedeschi ma non i loro comandanti superiori, che da settimane sospettano del governo Badoglio e hanno fatto preparare un piano (denominato “Achse”, Asse), per occupare la penisola e disarmare le forze armate italiane su tutti i teatri di guerra.
Non appena Badoglio annuncia alla radio l’armistizio, nella serata dell’8 settembre 1943, le forze armate tedesche entrano in azione.
Tutte le grandi città vengono rapidamente occupate, mentre le forze armate italiane, lasciate senza ordini precisi dal re e dal governo, che si sono dati alla fuga, si sbandano. I tentativi di resistenza da parte dei militari, in Italia e nelle zone occupate all’estero, sono numerosi ma vani. Circa 650.000 prigionieri finiscono nelle mani dei tedeschi e vengono inviati nel lager di Germania e Polonia. Circa 200.000 militari, invece, posti davanti alla scelta, accettano di continuare a combattere a fianco dei vecchi camerati.
Nella seconda metà del settembre 1943, le forze armate italiane – a parte qualche unità che è riuscita a sottrarsi alla cattura o a consegnarsi agli Alleati – non esistono più.
Nel frattempo, gli anglo-americani sono sbarcati a Salerno e a Taranto. Alla fine di settembre, buona parte dell’Italia meridionale viene liberata (anche se restano sotto occupazione tedesca tutta la Campania settentrionale, l’Abruzzo e il Molise). A ottobre il fronte si stabilizza a nord di Napoli e in seguito sulla cosiddetta linea Gustav che, facendo perno su Cassino, taglia in due la penisola.
Fino al crollo delle difese tedesche, che avverrà soltanto nel maggio 1944, l’Italia rimane tagliata in due lungo la linea Gustav. A sud ci sono le truppe anglo-americane, composte dalla V armata americana e dall’VIII britannica. A nord i tedeschi combattono inquadrati nella X e nella XIV armata.
Alle spalle delle linee di difesa tedesche scoppia una guerra civile tra italiani. La Resistenza partigiana nasce da quei gruppi di militari che riescono a sottrarsi alle retate tedesche e si rifugiano in montagna, soprattutto, almeno all’inizio, sulle Alpi del Piemonte. Nel corso dei mesi si struttura anche un’organizzazione nelle città e, quando possibile, nelle pianure, diretta dai partiti politici antifascisti riuniti nel CLN, il Comitato di Liberazione Nazionale. Contro i partigiani sono impegnati, oltre ai tedeschi, anche i soldati della Repubblica Sociale Italiana, lo stato creato da Mussolini alla fine del settembre 1943.
La Resistenza italiana – iniziata con l’armistizio e proseguita fino alla Liberazione nell’aprile 1945 – ha molte anime: è innanzitutto la lotta armata dei partigiani contro tedeschi e fascisti; ha la veste “civile” dell’assistenza ai soldati sbandati, ai prigionieri di guerra scappati dai campi, agli ebrei perseguitati, ai partigiani stessi; è quella disarmata, ma solidissima, degli internati militari italiani che, condotti nei lager dell’Europa occupata, continueranno a rifiutare, nonostante le pressioni e le violenze, di aderire alle offerte di collaborazione rivolte loro dal Reich e dalla RSI. Lotta politica e civile, armata e disarmata, pienamente inserita in un contesto europeo di movimenti simili, la Resistenza italiana viene combattuta da uomini e donne, militari e civili, in ogni parte del territorio nazionale e all’estero, in forme differenziate a seconda dei momenti e delle risorse disponibili. Vi prendono parte monarchici e repubblicani, comunisti, socialisti, democristiani, azionisti, liberali, anarchici, tutti uniti dall’ideale della lotta antifascista e antinazista.