.. L’arrivo di Dannecker e le razzie dell’autunno del 1943

Le prime azioni contro gli ebrei, nel settembre 1943, avvengono su iniziativa di comandi militari o di polizia locali. Alla fine di quel mese l’ufficio centrale per la sicurezza del Reich (RSHA) comincia a progettare una serie di iniziative coordinate allo scopo di arrestare e deportare tutti gli ebrei presenti sul territorio italiano. Il 23 settembre, Berlino comunica all’ambasciata a Roma e al comando della polizia in Italia che gli ebrei italiani all’estero possono essere compresi nei programmi di sterminio. Il 24 settembre, il comandante della polizia e delle SS a Roma, Herbert Kappler, riceve l’ordine di arrestare gli ebrei presenti nella città. Il progetto complessivo di arresto e deportazione prevede che le retate inizino a Napoli, che però è libera già il 1° ottobre 1943.

I piani dei comandi di Berlino non vengono messi immediatamente in atto, a causa di vari fattori, come le poche forze a disposizione in Italia, tra SS e polizia; la mancanza di radicamento e di conoscenza del territorio da parte degli ufficiali tedeschi; l’assenza di liste aggiornate di ebrei da arrestare; la paura di sollevazioni popolari; la diffidenza verso le autorità fasciste; il timore di una protesta pubblica da parte del Vaticano. Tutte queste difficoltà sono ben chiare ai vertici tedeschi in Italia, alcuni dei quali vi risiedono da tempo e dunque conoscono l’ambiente in cui si trovano a operare.

Nelle zone direttamente controllate dai tedeschi, e in particolar modo nel Litorale Adriatico, dove è più forte la presenza di ebrei italiani e dei paesi balcanici, le retate sono effettuate direttamente dalle forze naziste locali, che qui non devono in alcun modo tener conto delle autorità della Repubblica Sociale Italiana. A Trieste, il 9 e 29 ottobre, in due rastrellamenti vengono arrestate circa sessanta persone, che il 7 dicembre sono deportate ad Auschwitz. Le razzie del capoluogo giuliano suscitano lo sdegno dell’arcivescovo Antonio Santin, che protesta dapprima con le autorità naziste, e poi direttamente in pubblico, senza, tuttavia, ottenere alcun risultato.

A Gorizia, nell’ultima decade di novembre, vengono arrestati 34 ebrei, portati nelle carceri di via Barzellini e poi a Trieste. Il 7 dicembre partono per Auschwitz.

Nell’Italia centrale, le prime operazioni sono eseguite dalle forze di polizia italiane su ordine dei comandi della Wehrmacht. In particolare, nelle Marche, dove sono stati internati moltissimi ebrei italiani e stranieri già a partire dal giugno 1940, vengono rastrellati sia quelli che erano riusciti a scappare dopo l’armistizio, sia quelli che, in mancanza di alternative, erano rimasti nei campi.

In provincia di Ascoli Piceno, il 5 ottobre 1943, i soldati tedeschi rastrellano 41 persone sparse in vari comuni e li rinchiudono nell’ex campo per prigionieri di guerra di Servigliano. L’8 ottobre, la questura, sollecitata dal comando tedesco di zona, ordina ai carabinieri di arrestare i residenti nella provincia. In pochi giorni vengono portate a Servigliano altre 28 persone.

In provincia di Macerata, il 29 e 30 settembre, i tedeschi rastrellano gli internati dei campi di Urbisaglia, Petriolo e Pollenza, e li rinchiudono nell’ex campo per prigionieri di guerra di Sforzacosta.

A Chieti, invece, a occuparsi dei rastrellamenti è la polizia italiana: il 1° novembre gli agenti, su ordine del comando tedesco, arrestano alcuni ebrei che vengono dapprima concentrati a Guardiagrele, poi in un campo per prigionieri e in seguito in una caserma de L’Aquila. Non vengono però deportati immediatamente, ma consegnati alla questura.

Queste prime operazioni in Italia centrale rientrano appieno nella strategia della Wehrmacht, che intende liberare il territorio da potenziali nemici, tra i quali, appunto, gli ebrei. Non vengono, evidentemente, intese come un preludio alla deportazione e allo sterminio, anche se i comandi militari conoscono perfettamente la sorte che attende tutti gli ebrei d’Europa. Soltanto dalla metà di ottobre cominciano le operazioni ordinate dall’RSHA e coordinate da un ufficiale inviato appositamente in Italia anche per risolvere i problemi e le difficoltà sollevate dalle autorità tedesche presenti nel paese. Si tratta di uno specialista delle deportazioni, il capitano delle SS Theodor Dannecker.

Il “Sabato nero” di Roma, la grande razzia degli ebrei avvenuta il 16 ottobre 1943, è preceduta da due episodi: il 26 settembre il colonnello Kappler convoca i dirigenti della comunità ebraica e impone loro la consegna di 50 chili d’oro entro ventiquattro ore, pena la deportazione di 200 persone. Il conferimento dell’oro avviene dopo una breve dilazione richiesta dalle vittime dell’estorsione.

Dopo il fatto dell’oro ci siamo sentiti tranquillissimi. Sapevamo che se mancava qualcosa l’avrebbe dato il Vaticano e pensavamo che, visto che c’era di mezzo la Santa Sede, eravamo «coperti», riparati. Pensavamo sempre: «che ci possono fare?», non potevamo intuire quello che poi è successo, pensavamo, al massimo, a una tragedia «limitata» [testimonianza di Alberto Sed, deportato, in Siliva Haia Antonucci, Claudio Procaccia, Gabriele Rigano e Giancarlo Spizzichino (a cura di), Roma, 16 ottobre 1943. Anatomia di una deportazione, Milano 2006, p. 130].

Kappler avrebbe dichiarato, negli anni successivi, di essere stato lui a ordire il ricatto dell’oro per evitare la prevista razzia dell’intera comunità romana. Tuttavia, di questo non ci sono prove. Sicuramente il tenente colonnello delle SS si oppone alla deportazione di massa, temendo una sollevazione popolare e le proteste del Vaticano. Un timore, peraltro, condiviso dal personale diplomatico, tra il quale console Eitel Friedrich Moellhausen, che in quei giorni tenta di fermare l’operazione scrivendo direttamente a Berlino e recandosi da Mussolini a Gargnano.

Tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre gli uffici, l’archivio storico del collegio rabbinico e le biblioteche della comunità, all’interno dell’edificio del Tempio maggiore, vengono saccheggiati, forse da funzionari dell’Einsatzstab Rosenberg, un reparto specializzato nel furto di opere culturali e artistiche. A oggi non si hanno notizie della sorte dei beni trafugati.

Dannecker arriva a Roma alla fine di settembre o all’inizio di ottobre, con alcuni ufficiali, mentre tre compagnie della polizia nazista, la Ordnungspolizei (OrPo), sono in città dalla metà di settembre.

Il capitano tedesco si fa aiutare dalla questura di Roma a stilare le liste degli ebrei da arrestare. La razzia avviene il 16 ottobre 1943. Dei 1.022 deportati, i sopravvissuti saranno solo 16.

Lo stesso 16 ottobre, a Milano, vengono arrestati circa duecento ebrei. Di questa razzia si hanno pochissime notizie: il 6 dicembre gli arrestati sono deportati ad Auschwitz con un trasporto organizzato da Dannecker in persona. Sul treno viaggiano anche gli ebrei catturati nei giorni successivi al 16 ottobre, e precisamente il 3 e l’8 novembre (in questo secondo caso, nella Sinagoga di via Guastalla).

A Torino, le prime avvisaglie della persecuzione si manifestano a inizio ottobre 1943, quando alcuni fascisti entrano negli uffici della comunità per trafugare documenti e libri sopravvissuti ai bombardamenti, e poi bruciarli in pubblico in piazza Carlina. Il 27 ottobre giunge in città un reparto agli ordini di Dannecker che, con l’aiuto di collaboratori italiani, riesce ad arrestare undici persone.

A Genova la prima razzia avviene il 5 novembre, quando un reparto di SS penetra nella sede della comunità in via Assarotti, su ordine del capitano delle SS Paul Neunteufel. Le SS costringono il custode degli uffici a rivelare il nascondiglio delle liste degli iscritti e a convocare, per il giorno successivo, più gente possibile. Un ebreo che vive nascosto vicino alla sede della comunità, Massimo Teglio, capisce cosa sta succedendo e cerca di avvertire i suoi correligionari ma, ciononostante, circa cento ebrei cadono nella trappola. Vengono portati nel carcere di Marassi, e in seguito ad Auschwitz.

A Firenze, si comincia il 6 novembre. I nazisti si impadroniscono degli uffici della comunità locale e in questo caso sono aiutati dai fascisti, che all’alba di quel giorno circondano il Tempio. Il reparto tedesco è coordinato da Albin Eisenkolb, che sostituisce l’ammalato Dannecker. Nelle ore successive la razzia si estende ad altre zone della città, e interessa altri uffici. Il numero delle vittime è tuttora incerto, ma le stime più recenti parlano di più di trecento persone. Gli arresti proseguono nei giorni successivi, coinvolgendo anche i conventi cattolici che hanno dato ospitalità ai perseguitati.

Negli stessi giorni, tra il 5 e il 6 novembre, due ufficiali di Dannecker si presentano nella sede del fascio di Montecatini Terme (PT), dove ottengono l’aiuto di camicie nere e poliziotti. Lo scopo è di andare casa per casa ad arrestare gli ebrei. A Montecatini vi sono, infatti, oltre ai residenti, molti ebrei sfollati da altre città. Alcuni, avvertiti della retata, riescono a mettersi in salvo, ma chi viene catturato è condotto alle carceri di Firenze da dove, in seguito, viene deportato ad Auschwitz.

La stessa prassi è applicata nella retata di Siena dove, lo stesso 5 novembre, vengono arrestati alcuni ebrei.

Gli ebrei rastrellati in Toscana sono tutti caricati su treni dove poi confluiscono anche i rastrellati a Bologna negli stessi giorni. Il trasporto parte il 9 novembre e il 14 arriva ad Auschwitz-Birkenau con circa 600 persone, quasi tutte inviate subito alle camere a gas.

Galleria

Testo Alt - Herbert Kappler

Bibliografia

Sara Berger, I persecutori del 16 ottobre 1943, in 16 ottobre 1943. La deportazione degli ebrei romani tra storia e memoria, a c. di Martin Baumeister, Amedeo Osti Guerrazzi, Claudio Procaccia, Roma, Viella, 2016

Maria Eisenstein, L’internata n. 6, Milano, Tranchida, 1994

Amedeo Osti Guerrazzi, Poliziotti. I direttori dei campi di concentramento in Italia, Roma, Cooper, 2006

Klaus Voigt, Il rifugio precario. Gli esuli in Italia dal 1933 al 1945, Scandicci, La Nuova Italia, 1996

Sitografia

Visita il sito dei campi marchigiani di Servigliano e Monte Urano

Scopri di più sul campo di Urbisaglia

Scopri di più sull’Einsatzstab Rosenberg

Approfondisci la vicenda di Massimo Teglio

Altri contenuti

Leggi il documento della polizia che annuncia l’arrivo di Dannecker a Roma (Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione Generale di PS, Divisione Affari Generali e Riservati, Categoria A5G II Guerra Mondiale, b.146)

Guarda il documentario RAI sul 16 ottobre realizzato nel 1963

Esplora la mappa della razzia del 16 ottobre 1943