
La Risiera di San Sabba è un grande stabilimento per la lavorazione del riso che si trova all’interno della città di Trieste. Poche settimane dopo l’occupazione da parte dei nazisti, l’edificio, abbandonato dal 1929, viene riadattato su ordine del comando di polizia come campo di concentramento per i “nemici” del Reich. Vi vengono internati antifascisti, partigiani, ebrei in transito, renitenti alla leva o al lavoro obbligatorio etc. Organizzatore del campo è Odilo Globočnik, comandante superiore della polizia e delle SS nella zona del Litorale Adriatico. Globočnik è uno specialista dello sterminio, e ha ricoperto lo stesso ruolo nel distretto di Lublino, dove ha creato e gestito i campi. Porta con sé un gruppo di specialisti che hanno già lavorato nell’assassinio di massa dei disabili (la cosiddetta “operazione T4”), e poi nei campi polacchi. Il più famoso di questi è Franz Stangl, già comandante dei campi di sterminio di Majdanek e Treblinka.
Il “campo” di San Sabba, diretto da un collaboratore diretto di Globočnik, ha quindi delle caratteristiche particolari. Vi operano sia poliziotti tedeschi sia italiani, inquadrati in un’unità di ex partigiani (il battaglione “Davide”) passati agli ordini degli occupanti. Le forze di occupazione lo utilizzano sia come campo di transito per ebrei e partigiani verso i campi in Polonia e Germania, sia come sito di eliminazione. Le stime sulle persone uccise alla Risiera variano molto, ma le più attendibili parlano di 3000-5000 persone assassinate nel breve lasso di tempo che va dall’ottobre 1943 all’aprile 1945. Le vittime vengono uccise a bastonate o a martellate, ma sono anche fucilate, impiccate e gassate.
La prima notte (eravamo arrivati alla Risiera piuttosto tardi, verso le 22) siamo stati sistemati tutti nello stanzone che è sito alla sinistra di chi entra dal cortile anteriore nel cortile interno attraverso un sottopassaggio. In tale stanzone non c’era nessuno. Il giorno appresso siamo stati condotti in un magazzino che era sito nel cortile interno, oltre il locale adibito a cucina. Quivi siamo stati perquisiti, spogliati di ogni nostro avere e bastonati ferocemente. In particolare a subire le violenze dei militari SS furono, oltre a me, il Giovanni e sua moglie. Quindi ad uno ad uno, fummo condotti nelle cellette del piano terreno.[testimonianza di Franc Sirelj, partigiano jugoslavo detenuto a San Sabba, in San Sabba, p. 132].
A San Sabba, inoltre, funziona un forno crematorio – unico in Italia – utilizzato per eliminare i corpi delle vittime, le cui ceneri vengono disperse in mare. I trasporti verso i campi di sterminio avvengono ogni volta che il campo raggiunge la capienza massima, e riguardano ebrei, partigiani e antifascisti. Si stima che i prigionieri transitati per la Risiera siano stati tra i 20.000 e i 25.000, in gran parte destinati ad Auschwitz.
Il 29 aprile 1945, all’avvicinarsi dei partigiani jugoslavi, la guarnigione fa esplodere con la dinamite il forno crematorio e abbandona il campo.