
Tornati al potere a metà settembre del 1943, i fascisti hanno bisogno di spiegare a loro stessi e all’opinione pubblica i motivi del fallimento del loro partito, del loro regime, dei loro uomini e della loro guerra. La “ragione” viene trovata nel tradimento interno e nelle congiure che, a loro dire, hanno minato l’impegno bellico. Tra i traditori, i fascisti repubblicani indicano la monarchia, i vertici delle forze armate, l’alta finanza e la borghesia in generale. Inoltre, non possono non recuperare un tema già ampiamente utilizzato prima del 1943, ovvero il “tradimento” degli ebrei italiani, nemici degli stati totalitari e legati a reti internazionali.
Dall’autunno del 1943 la propaganda diventa sempre più ossessiva. Sui giornali vengono pubblicati continuamente articoli contro gli ebrei, che da un lato riprendono, appunto, il tema tradizionale e generico degli ebrei traditori, e dall’altro chiedono l’arresto o la deportazione di quelli che sono ancora presenti nelle città italiane.
La propaganda deve anche giustificare, davanti ad un’opinione pubblica che fatica a considerare donne, vecchi e bambini come pericolosi nemici, i provvedimenti assunti dalla Repubblica Sociale, come l’ordine di polizia n. 5, che impone l’arresto e la deportazione di tutti gli ebrei “anche se discriminati”, e il decreto del gennaio 1944 che prevede l’esproprio di tutti i loro beni.
Nonostante sia impossibile capire con certezza quanto la propaganda abbia effettivamente influito sulla popolazione italiana, è plausibile che tra i fascisti più convinti essa abbia avuto un certo successo. L’alto numero di arresti su delazione di privati cittadini, pur se mossi da moventi di lucro o tornaconti personali, dimostra che per alcuni italiani gli ebrei sono davvero dei nemici da combattere con ogni mezzo.