
Il 14 novembre 1943, durante il congresso del partito fascista repubblicano tenutosi a Verona, giunge la notizia che a Ferrara è stato ucciso il commissario federale del partito, Igino Ghisellini. Non si saprà mai chi siano i responsabili dell’omicidio – e vi sono concreti sospetti relativi a una faida interna al fascismo del capoluogo estense – ma la notizia fa infuriare i congressisti e soprattutto il segretario nazionale del PFR, Alessandro Pavolini. Questi ordina di vendicare l’assassinio con una rappresaglia, organizzata da Enrico Vezzalini, poi nominato capo della provincia. Vezzalini si fa consegnare dal prefetto di Ferrara alcuni prigionieri politici e fa arrestare altre persone. In totale, le vittime sono 11. Tra di loro, tre ebrei, Mario e Vittore Hanau, padre e figlio, e Ugo Teglio.
I primi due erano noti come antifascisti, anche se non avevano svolto alcuna attività politica, mentre Ugo Teglio era un avvocato spesso impegnato nella difesa di oppositori del regime.
Le undici vittime vengono uccise nella notte tra il 15 e il 16, e i loro corpi esposti nella piazza del Castello Estense.